Si è concluso a Lima, in Perù, il vertice Onu sul clima che vede coinvolti oltre 4.000 rappresentanti di 196 Paesi del mondo. La discussione è incentrata sulle strategie da adottare per ridurre le emissioni di gas serra e per rallentare il riscaldamento globale. Il vertice di Lima è l’ultimo prima della conferenza di Parigi del 2015, che dovrebbe portare alla firma di un nuovo accordo globale sul clima.
I leader e i rappresentanti dei governi di 196 Paesi del mondo si sono confrontati in queste ore a Lima nel corso della XX Conferenza delle Parti. Il vertice di Lima costituisce un’importante tappa di avvicinamento al vertice di Parigi del 2015 che dovrebbe portare alla conclusione di un accordo globale che sostituirà quello siglato a Kyoto nel 1997.
Con la firma del protocollo di Kyoto i Paesi firmatari si erano impegnati a ridurre le proprie emissioni di gas serra dell’8% rispetto ai livelli medi del 1990 entro il 2012. Solo 2 anni fa il vertice di Doha ha di fatto prorogato la validità dell’accordo di Kyoto al 2020. A pesare sulla mancata riduzione dei gas serra e sull’aumento delle temperature medie è soprattutto il comportamento assunto da due delle economie maggiori (e più inquinanti) del mondo: USA e Cina.
Solo qualche settimana fa Stati Uniti e Cina hanno siglato un accordo bilaterale con il quale si impegnano a ridurre le proprie emissioni nei prossimi anni. In particolare, gli Stati Uniti hanno annunciato un taglio di oltre il 25% delle emissioni rispetto ai livelli registrati nel 2005 entro i prossimi 15 anni. Appare invece meno stringente l’impegno dichiarato dalla Cina, che ripenserà la propria struttura energetica solo dopo il 2030. Insieme, queste due potenze mondiali sono responsabili di oltre il 40% delle emissioni di gas serra globali e senza un loro impegno fattivo e vincolante sarà difficile invertire la rotta ed evitare il superamento della barriera dei 2°C di aumento delle temperature.
Alcuni dei Paesi più industrializzati al mondo come Canada, Giappone e Australia non hanno finora dimostrato grande sensibilità sul tema delle emissioni inquinanti. Più deciso è invece il coinvolgimento dei Paesi europei nella lotta contro i cambiamenti climatici: i Paesi membri dell’Unione stanno lavorando per ridurre entro il 2030 le emissioni di gas serra del 40% rispetto ai livelli del 1990. Pur se significative, queste cifre sono ancora lontane da quelle richieste dalle associazioni ambientaliste: per salvare il clima del Pianeta il WWF richiede una riduzione delle emissioni di gas serra del 55% e un contestuale aumento dell’efficienza energetica (+40%) e dell’uso delle rinnovabili (+45%).
I Paesi accorsi a Lima hanno la grande responsabilità di gettare le basi per la conclusione di un accordo ambizioso nel 2015. Un accordo vincolante che tenga in debita considerazione anche i Paesi emergenti e quelli in via di sviluppo, che si trovano spesso a pagare le conseguenze dei comportamenti irresponsabili delle economie più industrializzate.
“Tecnologie energetiche pulite, fotovoltaico, fonti rinnovabili: queste le leve per uno sviluppo sostenibile e consapevole. Il giornalismo ambientale e le nuove tecnologie sono ottimi strumenti di condivisione per tracciare nuove strade”
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