Il cambiamento climatico non è più un’ipotesi. Le rilevazioni scientifiche dimostrano quanto rapidamente stia cambiando il clima sulla Terra, anche per effetto delle attività umane, e da più parti si fanno appelli affinché si agisca per ridurre le conseguenze di questo cambiamento. Conseguenze che affliggono soprattutto le popolazioni dei Paesi a più basso reddito, sempre più spesso costrette a emigrare e ad abbandonare le loro terre.
Una delle conseguenze più evidenti del cambiamento climatico in atto è l’aumento della frequenza di eventi estremi: uragani, tifoni e alluvioni si abbattono con violenza su città e aree rurali portando con loro distruzione e morte. Le cifre dimostrano che a subire le maggiori conseguenze del cambiamento climatico sono le aree del pianeta in cui risiedono persone con un reddito medio-basso. Si tratta di popolazioni che risiedono perlopiù in aree rurali e che sono impiegate nell’agricoltura. Quando la distruzione dell’ambiente naturale conseguente a questi eventi estremi si accompagna poi alla desertificazione dei terreni il risultato sono condizioni di vita estremamente precarie, che spesso costringono gli abitanti di queste aree ad abbandonare le loro case e a prendere la strada dell’emigrazione.
Le politiche di risposta al cambiamento climatico vengono generalmente distinte tra le politiche di mitigazione, ideate allo scopo di ridurre l’impatto negativo delle attività umane e le politiche di adattamento, che invece sono attuate per minimizzare i costi legati alle conseguenze del cambiamento climatico. Questi costi – ambientali, economici e sociali – sono chiaramente maggiori nei Paesi che più risentono della mutazione del clima ed è proprio in queste zone che dovrebbero essere attuate speciali politiche di adattamento. Con azioni mirate e una revisione delle strategie rurali si potrebbero preservare intere comunità locali.
Più spesso però, anziché attuare politiche di adattamento, vengono adottate politiche cosiddette di mitigazione. Si agisce sul cambiamento climatico ricorrendo a nuove soluzioni tecnologiche e a cambiamenti nelle abitudini produttive e di consumo.
Per ottenere un risultato apprezzabile in merito alla lotta al cambiamento climatico bisognerebbe bilanciare queste azioni e agire contemporaneamente sullo stile di vita (a livello individuale e sociale) e sulla mitigazione delle conseguenze negative del mutamento climatico. Solo così si potrà effettivamente difendere il clima. Anche la recente enciclica papale ha sottolineato la necessità di tutelare il clima, definito come “un bene comune, di tutti e per tutti”.
Ora ci si aspetta che la Conferenza delle parti sul cambiamento climatico di Parigi COP21 in programma per il prossimo mese di dicembre porti alla sottoscrizione di impegni rilevanti da parte delle maggiori economie mondiali. L’evento parigino è cruciale per fare un deciso passo avanti nella lotta al cambiamento climatico.
“Tecnologie energetiche pulite, fotovoltaico, fonti rinnovabili: queste le leve per uno sviluppo sostenibile e consapevole. Il giornalismo ambientale e le nuove tecnologie sono ottimi strumenti di condivisione per tracciare nuove strade”
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