Sono stati denominati “hot-spot” e sono i punti della Terra nei quali il cambiamento climatico è più visibile. Ecco i risultati di una ricerca a cura dell’Istituto di scienze dell’atmosfera e del clima e dell’Istituto di geoscienze e georisorse del Cnr, pubblicato di recente su Geophysical Research Letters.
Gli hot-spot del pianeta
I punti caldi individuati dai ricercatori del Cnr sono 5: Amazzonia, Sahel, aree tropicali dell’Africa occidentale, Indonesia e parte orientale dell’Asia centrale. Caratteristica comune di queste cinque aree è il cambiamento climatico significativo, sopratutto per quanto riguarda la temperatura e la variabilità delle precipitazioni. La ricerca è stata effettuata confrontando tra loro i dati disponibili per precipitazioni e temperatura nel periodo compreso tra il 1951 ed il 2010. Se negli ultimi sessant’anni le aree citate in precedenza sono quelle maggiormente colpite dal cambiamento climatico, la ricerca ha evidenziato che importanti modifiche ai parametri analizzati sono rilevabili praticamente in tutte le zone del mondo, Mediterraneo incluso.
Il Mediterraneo
Per quanto riguarda l’area mediterranea, anche se non inclusa tra gli hot-spot del cambiamento climatico, è da segnalare l’aumento complessivo della temperatura media estiva di circa un grado, con il parallelo aumento del rischio di ondate di calore. Nonostante il bacino del Mediterraneo non abbia subìto tutti i cambiamenti necessari per considerarlo parte dei punti più soggetti al riscaldamento globale, è vero tuttavia che i cambiamenti climatici sono chiaramente dimostrabili.
La ricerca ha effettuato la valutazione dei parametri seguenti: temperatura media, precipitazione, variabilità inter-annuale di temperatura media e precipitazione, frequenza di stagioni con temperatura e precipitazione media più alta delle massime nel trentennio precedente, frequenza di stagioni con precipitazione media minore della minima media stagionale nel trentennio precedente. La dimostrazione che la variazione di uno o più di questi parametri sia presente, ha permesso ai ricercatori del Cnr di confermare i modelli individuati fino ad ora per il cambiamento climatico mondiale.
Il risultato più evidente non è però la veridicità di questi modelli, seppure importante, ma la conferma che il cambiamento non sia solo possibile, ma sia già effettivamente in atto in diverse aree del pianeta. Come confermato dagli stessi ricercatori, gli effetti sulle aree interessate sono importanti; il cambiamento climatico causa infatti modifiche agli ecosistemi, con danni per le produzioni agricole, effetti sulla disponibilità idrica e sul rischio geoidrogeologico.
L’individuazione degli hot-spot può quindi rappresentare un punto di partenza per individuare gli interventi prioritari per ridurre i rischi e per l’adattamento alle modifiche già in corso, ma non deve far pensare che il problema del riscaldamento globale riguardi solo le cinque estese aree citate. Interventi importanti saranno infatti necessari per tutte le aree del pianeta.
“Tecnologie energetiche pulite, fotovoltaico, fonti rinnovabili: queste le leve per uno sviluppo sostenibile e consapevole. Il giornalismo ambientale e le nuove tecnologie sono ottimi strumenti di condivisione per tracciare nuove strade”
Articolo correlato: Le smart city: verso un futuro a basse emissioni