L’aumento di CO2 in atmosfera, influenza il cambiamento climatico e questo influenza la salute di milioni di persone. Ecco perchè la produzione di inquinanti e di gas ad effetto serra è un vero e proprio danno economico oltre che ambientale. In diverse indagini si sono già quantificati i danni economici e ambientali derivanti dall’emissione in atmosfera di Co2 (ed altri gas climalteranti). Oggi a sostenere che l’inquinamento causato dall’uomo è un danno colossale all’umanità sono due ulteriori studi della Harvard T.H. Chan School of Public Health.
Il cambiamento del clima, cambiamento causato dall’uomo in tutto il pianeta, mette a rischio quotidianamente la salute di milioni di persone. I risvolti diretti dell’inquinamento atmosferico sono infatti l’alterazione della qualità dell’aria e l’alterazione della qualità e della quantità di cibo. I due studi della scuola di Harvard, nello specifico, prendono in esame il decremento della quantità degli impollinatori (quali le API, maggiori vittime dell’inquinamento e del diserbo) e quindi della vegetazione che ha il compito di ridarci ossigeno ripulendo l’aria dall’anidride carbonica.
La prima forte correlazione che emerge dallo studio è, infatti, quella tra la diminuzione degli impollinatori, a causa del pesticidi, e la diminuzione di piante e coltivazioni ricche di vitamine e nutrienti per l’essere umano.
Gli esperti hanno esaminato la dieta delle persone nei vari scenari di diminuzione degli impollinatori. Sono stati considerati 224 tipi di cibo in 156 Paesi per quantificare l’assunzione di vitamina A, acido folico, frutta, verdura, noci e semi.
Stando ai risultati, la perdita totale di api e altri insetti porterebbe altri 71 milioni di individui a soffrire di una carenza di vitamina A, mentre ulteriori 173 milioni di persone avrebbero un deficit di acido folico.
Ovviamente questo comporta una serie di risvolti “a catena” sulla salute: questa carenza vitaminica determinerebbe 1,42 milioni di decessi all’anno per malattie non trasmissibili, come malattie cardiache, ictus e alcuni tipi di cancro (da cui il consumo di certi cibi ci protegge) e per malattie legate alla malnutrizione.
Se le popolazioni degli impollinatori fossero dimezzate, raddoppierebbero le conseguenze negative. Vista la distribuzione e le caratteristiche alimentari della popolazione mondiale, a subire l’impatto maggiore sarebbero gli abitanti dell’Europa orientale e di alcune aree asiatiche.
Il secondo studio evidenzia invece il rischio che livelli crescenti di CO2 possano determinare una minore presenza di zinco nel cibo, soprattutto in grano, riso, orzo e soia, e quindi aumentare le patologie legate alla carenza di questo elemento, tra cui nascite premature e riduzione delle difese immunitarie.
Per i ricercatori, in caso di concentrazione elevata di CO2 in atmosfera, nel 2050 tra 132 e 180 milioni di persone saranno a rischio di deficit di zinco, specie in Africa e Asia.
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