La Conferenza Internazionale di Parigi sul Clima, la COP21-2015, è terminata ormai da qualche giorno ed i risultati sono stati, tutto sommato, positivi: è stato firmato un accordo per la salvaguardia del clima e delle temperature, accordo condiviso e controfirmato da quasi 200 Capi di Stato dei maggiori paesi al mondo responsabili di circa il 92% dell’inquinamento globale.
La prima grande sfida della Conferenza è stata il suo stesso svolgimento, visti gli attentati terroristici che hanno colpito la Città pochi giorni prima della Conferenza. In una città “sotto assedio”, comunque, il Vertice ha potuto svolgersi in condizioni di sicurezza, nonostante fossero presenti numerosi capi di stato internazionali.
A parte ciò, trascorsi i 13 giorni di questo lungo vertice, importanti risultati sono stati sottoscritti da tutti i paesi partecipanti: 195 paesi responsabili del 92 per cento dell’inquinamento globale.
Il primo grande accordo è quello di limitare l’innalzamento delle temperature globali di origine antropica entro un grado e mezzo. Il “global warming”, per ora, non si riesce ad invertire. Ciò che può essere fatto, però, è rallentare fin da subito il suo avanzamento con decise misure di riduzione delle emissioni di gas serra. Misure comuni e condivise a livello planetario.
La situazione odierna, infatti, con diversi paesi in rapida ascesa economica, prevede a breve il raggiungimento del picco delle emissioni. La sfida sarà, dopo il raggiungimento di questo “picco”, mantenere un equilibrio tra le emissioni antropiche di gas serra e la loro rimozione.
Tutti i Paesi presenti alla conferenza, firmando un accordo, hanno preso un impegno che, nelle politiche nazionali, si deve tradurre in chiari e definiti obbiettivi progressivi per la riduzione delle emissioni inquinanti: entro il 2020 ogni paese dovrà fare un’analisi interna e definire i propri obiettivi di lungo termine e, all’interno di questi, dovrà prevedere veri e propri “piani quinquennali” di verifica e revisione di ogni risultato.
Un altro importante risultato della Conferenza riguarda lo stanziamento di fondi per i Paesi in Via di sviluppo. Questi paesi, infatti, sono quelli che meno hanno contribuito ad inquinare e più subiscono le conseguenze del cambiamento climatico: tutti i tifoni, gli uragani, gli tsunami che distruggono tante vite e che sempre più spesso si manifestano in tante zone del mondo, sono il frutto dello squilibrio a cui è stato portato il Pianeta. Ora si riconosce l’importanza di sostenere questi paesi anche da un punto di vista economico.
Nel concreto si chiede ai Paesi più sviluppati, e (ricordiamolo) maggiormente responsabili degli attuali livello di inquinamento, di fornire 100 miliardi di dollari all’anno, per 5 anni, per alimentare il fondo per l’adattamento climatico.
L’ultima importante tematica affrontata alla Conferenza è quella della trasparenza che, quando si parla di eventi di tale portata, risulta un aspetto particolarmente delicato. Com’è ovvio la “dichiarazione d’intenti” è stata quella della totale chiarezza nella gestione dei fondi e delle risorse rese disponibili da ogni paese.
“Tecnologie energetiche pulite, fotovoltaico, fonti rinnovabili: queste le leve per uno sviluppo sostenibile e consapevole. Il giornalismo ambientale e le nuove tecnologie sono ottimi strumenti di condivisione per tracciare nuove strade”
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