Mentre in Germania si prevedono 200.000 batterie accoppiate al fotovoltaico entro il 2020, mentre a Parigi si fà la conferenza internazionale sul Clima, mentre nel resto del mondo “solare” e “rinnovabili” sono tra i maggiori “catalizzatori” di investimento, in Italia la questione all’ordine del giorno è ancora quella riguardante le trivelle. Le trivelle per l’estrazione di gas metano e petrolio dai nostri fondali marini: “Trivelle SI o trivelle NO?”. Quali sono le politiche energetiche di lungo termine che l’Italia ha in mente per le prossime generazioni?
Per la precisione: la realizzazione di nuove trivelle in mare entro 22 km dalla costa è già vietata dal 2010, quello che oggi è in discussione è lo sfruttamento degli attuali giacimenti fino allo scadere delle attuali concessioni.
Domenica 17 aprile 2016 si terrà il referendum per stabilire se, allo scadere delle attuali concessioni, le trivelle situate nei nostri mari, entro i 22 Km dalla costa, dovranno continuare a funzionare oppure no.
In ogni caso, se dovessero vincere i SI, le piattaforme rimarranno attive fino allo scadere delle loro concessioni. Se invece non si dovesse raggiungere il quorum (o se dovessero vincere i NO), le attuali piattaforme situate in acque costiere continueranno a funzionare fino all’esaurimento delle attuali riserve.
Ai detrattori del referendum, che come argomentazione migliore portano sempre quella dei “posti di lavoro”, possiamo tranquillamente rispondere che il comparto delle fonti rinnovabili, grazie alla generazione distribuita, ha prodotto e produce un numero infinitamente maggiore di posti di lavoro e un indotto infinitamente più radicato nel territorio.
Ma la grande questione non è quella dei posti di lavoro. La grande questione è: “che visione vogliamo avere riguardo allo sviluppo futuro del Pianeta?” La nostra politica ragiona in una prospettiva di 5 anni o in una prospettiva di 50 anni? “Pianificare” ed avere una visione di “lungo termine”. Questa dovrebbe essere la prima preoccupazione dei nostri governanti.
Vogliamo continuare a bruciare gas e petrolio, quando il resto del mondo va verso l’auto elettrica? Vogliamo continuare a trivellare il sottosuolo, quando anche l’Arabia Saudita inizia la sua conversione alle rinnovabili? Insomma, molti paesi al mondo (in primis, la Cina), sembrano gradualmente convergere verso nuovi sistemi energetici, quelli che a noi per ora sembrano i meno impattanti dal punto di vista ambientale e climatico.
Il referendum anti-trivelle, nell’assordante silenzio della politica, si terrà il 17 Aprile. Potrebbe essere un’occasione per risollevare, ancora una volta, la questione energetica e dell’inquinamento all’attenzione dell’opinione pubblica. Più di ogni altra cosa, in effetti, questa consultazione popolare potrebbe rappresentare una nuova occasione di riflessione e di ripensamento del modello energetico.
In ogni caso l’esito referendario non toccherà le trivelle (e la possibilità di trivellare) su terraferma e in acque marine oltre i 22 Km dalla costa.
Il 17 aprile votiamo SI per eliminare le trivelle dai nostri mari costieri e puntare su soluzioni energetiche meno impattanti e più rispettose dell’ambiente.
Leggi anche: 17 aprile, votiamo SI per dire NO alle Trivelle nei nostri mari.
“Tecnologie energetiche pulite, fotovoltaico, fonti rinnovabili: queste le leve per uno sviluppo sostenibile e consapevole. Il giornalismo ambientale e le nuove tecnologie sono ottimi strumenti di condivisione per tracciare nuove strade”
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