Le dinamiche dei prezzi, in ogni mercato globalizzato, sono sempre abbastanza controverse: se, da un lato, prezzi inferiori garantiscono maggiore convenienza per i clienti, dall’altro prezzi troppo bassi, dovuti alle importazioni extraeuropee, mettono in crisi diverse produzioni locali che, per stare in piedi, devono sostenere costi fissi molto più elevati di quelli sostenuti dai competitor extra-europei.
La dinamica, in ogni settore economico globalizzato, è sempre la stessa ed anche il comparto del fotovoltaico, mercato globale per eccellenza, la vive in piena contraddizione: da un lato i prezzi molto competitivi dei moduli fotovoltaici aiuterebbero la diffusione della fonte rinnovabile e contribuirebbero molto a ridurre le emissioni di gas serra.
Dall’altro, prezzi troppo competitivi, mettono in crisi diverse aziende europee e statunitensi che, per vivere, hanno costi minimi di mantenimento molto superiori: se un’azienda cinese riesce a produrre e vendere moduli fotovoltaici a 30 centesimi al Watt, anche un produttore europeo, per essere competitivo, dovrà produrre e vendere a prezzi simili.
Per ovviare a questa “distorsione di mercato”, già da alcuni anni Europa e Stati Uniti hanno imposto dei dazi alla Cina per salvaguardare i delicati equilibri di mercato tra produzione e vendita di moduli. Oggi i moduli importati dalla Cina devono essere pagati almeno 56 centesimi di euro per watt: si tratta della “misura anti-dumping” europea sul mercato cinese.
L’associzione Solar Alliance for Europe (SAFE) ha pubblicato uno studio secondo il quale, se non ci fossero questi dazi sulle importazioni dalla Cina (dazi peraltro bypassabili se si fanno passare le merci da altri paesi), il costo dei moduli fotovoltaici potrebbe essere inferiore di almeno il 20 per cento e questo contribuirebbe non poco ad aumentare la competitività del solare rispetto alle fonti fossili.
La Cina, infatti, grazie a forti politiche di sostegno alle rinnovabili, grazie ad enormi economie di scala e grazie alla sua vicinanza con i siti di estrazione e lavorazione delle materie prime, riesce a produrre moduli a prezzi molto inferiori rispetto ai “prezzi minimi” attualmente imposti dall’Europa sul mercato interno. Questo è quanto emerge anche da uno studio di IHS istituto USA di ricerche di mercato.
“Tecnologie energetiche pulite, fotovoltaico, fonti rinnovabili: queste le leve per uno sviluppo sostenibile e consapevole. Il giornalismo ambientale e le nuove tecnologie sono ottimi strumenti di condivisione per tracciare nuove strade”
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