Per la salute del pianeta il 2012 sarà un anno fondamentale. Sarà infatti alla fine di quest’anno che si tireranno le somme riguardo agli obiettivi posti dal Protocollo di Kyoto per la riduzione delle emissioni di gas ad effetto serra attraverso le rinnovabili, il fotovoltaico, ed il risparmio energetico.
Quest’accordo, sottoscritto l’undici dicembre 1997 ed entrato in vigore il sedici febbraio 2005 all’indomani della ratifica russa, poneva per i 160 paesi firmatari l’obiettivo di ridurre, nel periodo dal 2008 al 2012, la produzione di gas inquinanti del 5% complessivo rispetto a quanto prodotto nel 1990.
Il protocollo non è stato firmato dagli Stati Uniti, paese responsabile di oltre il 36% delle emissioni inquinanti, ed è stato abbandonato nel 2011 dal Canada: sono quindi 174 ad oggi i paesi che hanno ratificato l’accordo, responsabili del 61% circa delle emissioni.
Nel quadro di una società energivora quale quella occidentale, fortemente orientata al consumo, giocherà un ruolo fondamentale la capacità di incrementare le fonti di energia rinnovabile non responsabili di emissioni di CO2, in particolare sarà importante sfruttare gli ampi margini di crescita offerti dal fotovoltaico.
D’altronde l’Unione Europea, stando a quanto dichiarato dall’Agenzia Ambientale Europea, avrebbe già raggiunto l’obiettivo prefissato di abbattere la produzione di CO2 dell’8% entro il 2012 e l’ambiziosa riduzione del 20% entro il 2020 sarebbe già nel mirino se non fosse per i ritardi accumulati da Italia, Austria e Lussemburgo.
Dati per altro sconfessati dal Ministro dell’Ambiente che contesta all’agenzia uno scorretto metodo di calcolo: comprendendo infatti i dati relativi all’assorbimento della Co2 da parte delle foreste e del suolo oltreché la riduzione delle emissioni legata a progetti finanziati in Paesi in via di sviluppo l’Italia avrebbe, a detta di Clini, già raggiunto il target di ridurre i gas serra del 6,5% rispetto al 1990.
Quale che sia l’attuale situazione del belpaese non sfugge il ruolo che ha giocato la crisi economica: la riduzione del pil dal 2008 ad oggi non può non avere avuto conseguenze positive sull’inquinamento e il timore più che legittimo, manifestato dallo stesso Clini in occasione della Conferenza ONU sull’ambiente di Durban, è che cessata la crisi l’inquinamento possa rapidamente riportarsi a livelli incompatibili con gli obiettivi di Kyoto.
Risulta ben evidente quindi quanto sia necessario anticipare gli eventi e puntare su cambiamenti strutturali che rendano il paese meno dipendente dal consumo di energia di origine fossile per puntare invece sul rinnovabile che ad oggi rappresenta solo il 25% del fabbisogno energetico.
In quest’ottica si inscrive l’istituzione del così detto Fondo Kyoto operativo dal 15 marzo, 600 milioni di euro di finanziamenti agevolati al tasso dello 0,5% messi a disposizione di enti pubblici e privati al fine di abbassare le emissioni di CO 2 tramite l’implementazione di sistemi di efficienza energetica e lo sfruttamento delle fonti rinnovabili.
“Tecnologie energetiche pulite, fotovoltaico, fonti rinnovabili: queste le leve per uno sviluppo sostenibile e consapevole. Il giornalismo ambientale e le nuove tecnologie sono ottimi strumenti di condivisione per tracciare nuove strade”
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