Parlando di risparmio energetico e fonti rinnovabili si sente spesso parlare, oltre che dei certificati verdi, dei certificati bianchi , chiamati anche Titoli di Efficienza Energetica. Cosa sono i certificati bianchi e cosa c’entrano con le fonti rinnovabili ?
Da anni molti paesi, soprattutto l’ Unione Europa, si stanno impegnando per abbassare le emissioni in atmosfera di CO2 e di altri gas responsabili dell’effetto serra. Una maniera per ottemperare al protocollo di Kyoto è sostenere l’impiego delle energie alternative, quelle prodotte con fonti energetiche pulite e rinnovabili. Lo sviluppo di fonti rinnovabili ha alimentato, in europa, ma non solo, una responsabile politica d’incentivazioni, allo scopo di sostenere i nuovi operatori che si muovono in un mercato d’energia privatizzato e totalmente liberalizzato.
In Italia il processo innovativo per le energie rinnovabili si è legato a doppio filo con quello del risparmio energetico e dei certificati bianchi. Risparmio energetico e fonti rinnovabili sono in effetti due facce della stessa medaglia.
Cosa sono i Certificati Bianchi e chi riguardano ?
I titoli di efficienza energetica (TEE), noti come certificati bianchi (CB), introdotti nel 2004, sono titoli che documentano il risparmio energetico raggiunto attraverso piani di efficienza energetica. E’ di fatto un incentivo che limita il consumo di energia riguardo al bene distribuito. Il meccanismo dei Certificati Bianchi non riguarda direttamente noi utenti finali di energia ma riguarda gli operatori energetici e soggetti professionali del settore energetico, tra cui le aziende distributrici di energia elettrica e gas: le aziende distributrici con più di 50 mila clienti finali sono obbligate dalla normativa (e dalle direttive europee) a raggiungere un prestabilito obiettivo annuale di risparmio energetico.
A differenza dei certificati verdi, che interessano la quota di energia prodotta dalle fonti rinnovabili, i certificati bianchi sono pertinenti al risparmio energetico. L’AEEG (l’Autorità per l’Energia Elettrica) autorizza l’emissione dei certificati bianchi nella misura di un titolo per ogni tonnellata equivalente di petrolio (TEP) risparmiata in anno. Una TEP corrisponde a circa 5.350 kWh di energia elettrica o a 1.200 m3 di gas naturale.
Ogni anno l’AEEG delibera obiettivi obbligatori di risparmio energetico che ogni distributore di energia elettrica e di gas naturale deve raggiungere, con interventi rivolti alla riduzione dei consumi energetici presso i consumatori. I distributori alla fine dell’anno documentano di avere raggiunto l’obiettivo programmato presentando all’Autorità una serie di certificati bianchi, pena il pagamento di sanzioni.
Le azioni di sviluppo dell’efficienza e del risparmio energetico possono essere conseguiti dai distributori direttamente, oppure attraverso società terze autorizzate dall’AEEG. Sono previsti quattro tipi d’intervento, sul risparmio di: energia elettrica, gas naturale, altri combustibili, carburanti nei trasporti.
I certificati bianchi possono essere commercializzati e la compravendita dei titoli avviene per mezzo di contratti bilaterali o tramite un mercato gestito dal GME (Gestore dei Mercati Energetici) .
Con l’ultimo decreto legislativo n.28 del 2011, articolo 29, i certificati bianchi subiscono modifiche e ulteriori aggiornamenti riguardo al sistema di regolamentazione, sono inserite nuove schede tecniche che interessano, oltre all’efficienza energetica in edilizia, il settore dei trasporti e gli interventi generali alle reti di distribuzione elettriche e del gas naturale (per i quali non varranno più le emissioni di certificasti bianchi). Nei prossimi anni il tema del risparmio energetico sarà legato a doppio filo col settore dei trasporti e dei carburanti, oltre che con quello dell’edilizia.
L’Italia è stato il primo paese a utilizzare i certificati bianchi, ma l’aumento dei costi energetici non equilibra la politica d’incentivazione.
“Tecnologie energetiche pulite, fotovoltaico, fonti rinnovabili: queste le leve per uno sviluppo sostenibile e consapevole. Il giornalismo ambientale e le nuove tecnologie sono ottimi strumenti di condivisione per tracciare nuove strade”
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