Da diverso tempo gli esperti del settore e gli economisti, hanno avuto modo di accertare la costante diminuzione (programmata) degli incentivi riservati a tutti coloro che intraprendono la strada del solare fotovoltaico.
Da diverso tempo, inoltre, gli operatori del settore hanno avuto modo di accertare la costante diminuzione dei prezzi delle installazione degli impianti fotovoltaici.
Lungo gli ultimi anni, passando attraverso la lettura e l’applicazione delle disposizioni di ben quattro conti energia, ci si ritrova, alle soglie del secondo semestre 2012, a sei mesi da quel 1 gennaio 2013 quando, al più, il quinto conto energia entrerà in vigore, previa approvazione del Parlamento, che lo sta discutendo da qualche tempo.
E’ interessante analizzare l’evoluzione del settore in Italia, oggi sotto i riflettori della ribalta, ma per tanto tempo ignorato, ad onor del vero più dalle istituzioni che dagli investitori nazionali ed internazionali.
Negli anni ’80, l’Italia aveva una produzione in termini di MW, alla pari con la Germania, salvo poi, inspiegabilmente, abbandonare la strada intrapresa e imboccarla di nuovo solo venticinque anni dopo, nel 2005, obbligata dai trattati internazionali e da una politica energetica che rischia, oggi più di ieri, di tramortire la già stanca economia della penisola.
Dal 2005 in poi, l’exploit degli impianti è avvenuto grazie alla concessione statale di incentivi, per montanti molto alti, che in una prima fase, a conti fatti, permettevano nell’arco di vita della nuova installazione (minimo 20 anni) di recuperare il proprio investimento guadagnando, in alcuni casi, anche oltre il 35%.
Ad ogni aggiornamento della normativa però, fino a giungere al quarto conto energia attualmente in vigore, i criteri di incentivazione degli impianti fotovoltaici e le tariffe, sono andati sempre più restringendosi, sia attraverso una riduzione costante e programmata del rimborso pro kw prodotto, sia attraverso una burocrazia legata alle autorizzazioni per le grandi installazioni ed alle procedure di connessione per le cd. “officine elettriche” fotovoltaiche.
Ecco qual’è la situazione reale all’alba del prossimo conto energia, il quinto, crocevia essenziale e fondamentale per capire se il fotovoltaico in Italia continuerà a vivere o scoppierà, come una bolla speculativa.
Analizzando il primo semestre del 2012, la situazione degli impianti connessi alla rete elettrica è la seguente: 13 GW installati e connessi, con una serie di impianti in corso di completamento e frutto di un ritardo, nelle autorizzazioni da parte di Gse, a causa di una mole di lavoro che in alcuni periodi è arrivata alle 80 mila richieste mensili; riduzione proporzionale della grandezza degli impianti, per la maggior parte inferiori ai 200 MW; incremento della ricerca tecnologica nel settore, per studiare nuove tipologie di impiantistica e componentistica, capaci di azzerare l’impatto sulle superfici utilizzate e di migliorare la produzione di energia, per gli impianti di futura installazione.
All’alba dell’ultimo capitolo sugli incentivi, che potrebbe anche escluderli del tutto o ridurli drasticamente, ci si interroga sull’evoluzione del fotovoltaico, ma anche sulla capacità della rete elettrica nazionale di ricevere e riutilizzare i tanti kw prodotti e conferiti in loco. I dati pare siano gelosamente custoditi da Terna, il gestore nazionale di rete, quindi non è dato sapere quanto e per quanto tempo, l’attuale sistema può ancora reggere, prima del collasso.
E’ però fuori da ogni dubbio, nella logica evolutiva di un settore in forte espansione, che massicci investimenti sulla rete elettrica di distribuzione nazionale devono ancora essere fatti, anche e soprattutto dallo Stato, che avrà l’obbligo di rimodernare e potenziare la rete, per evitare che un settore come quello della green economy perda, in Italia, investitori importanti, che contribuiscono a foraggiare un indotto, che oggi pesa con cifre che si avvicinano al 10% del Pil nazionale.
“Tecnologie energetiche pulite, fotovoltaico, fonti rinnovabili: queste le leve per uno sviluppo sostenibile e consapevole. Il giornalismo ambientale e le nuove tecnologie sono ottimi strumenti di condivisione per tracciare nuove strade”
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