Cosa è l’ energia a Km zero? Potremmo definirla anche l’energia a filiera corta.. Si tratta di un nuovo modello di produzione energetica basato, come sta avvenendo per il mercato alimentare, sull’ accorciare le distanze tra produttore e consumatore. Ciò può avvenire, e di fatto sta già avvenendo, soprattutto grazie alla diffusione del fotovoltaico e delle altre fonti energetiche rinnovabili utilizzate su piccola scala territoriale.
I vantaggi della generazione distribuita
Già in altri articoli abbiamo parlato della generazione distribuita. Abbiamo visto cosa è e quali sono i suoi vantaggi. Abbiamo visto anche come, se non viene ben razionalizzata, rischia di diventare un costo elevato per il responsabile del dispacciamento dell’energia sulla rete elettrica nazionale (Terna). La generazione distribuita comporta tanti vantaggi economici e ambientali: la rete produttiva diffusa sul territorio è globalmente più efficiente delle grandi centrali che producono energia in pochi mega-siti produttivi in Italia. Producono energia per poi distribuirla attraverso una costosa infrastruttura di trasporto.
Il trasporto dell’energia sulle lunghe distanze comporta tantissime dispersioni, inefficienze e sprechi energetici.
Per di più, utilizzando chilometri e chilometri di infrastrutture di trasporto, l’energia prodotta da poche grandi centrali nazionali costa complessivamente di più rispetto all’energia prodotta su scala locale.
Solo per fare un esempio: una casa o un’azienda che autoconsuma l’energia prodotta dal proprio impianto fotovoltaico (o da quelli dei vicini) riuscirà ad utilizzare tutta l’energia prodotta senza sprechi nè inefficienze, nè costi di trasporto. Questo modello energetico produttivo avrà quindi un’efficienza complessivamente maggiore, un rendimento superiore e costi inferiori rispetto, ad es., ad una mega-centrale a gas che: acquista la materia prima dall’estero, la trasporta, la stocca, la utilizza per produrre energia e la ri-trasporta in maniera capillare sul territorio.
Energia a Km zero, perchè è preferibile.
Per questi e molti altri motivi l’energia a Km zero è preferibile alla tradizionale tecnologia delle grandi centrali elettriche. Il termine “centrali” non è a caso. Il termine “centrale elettrica” indica appunto un grande polo energetico produttivo “centralizzato”. Se smette di funzionare gran parte del vasto territorio circostante rimarrà a corto di energia. Questo non può avvenire, invece, per le rinnovabili a Km zero, non può avvenire se la generazione è distribuita in maniera capillare sul territorio.
Dunque, l’energia a Km zero è tutta quell’energia che viene venduta e consumata vicino al luogo di produzione, nel raggio di pochi chilometri. Per questo è anche chiamata energia a filiera corta. Accorciando la distanza fisica che separa produttore e consumatore si accorcia la filiera e si riduce potenzialmente il numero degli intermediari. La diminuzione degli intermediari può ridurre ulteriormente, a sua volta, il prezzo di vendita dell’elettricità all’utente finale.
Energia a Km zero vuol dire anche, quindi, prezzi di vendita minori.
Perchè dunque, preferire la produzione di energia a Km zero rispetto a quella centralizzata su scala nazionale ed internazionale? Oltre ai motivi sopra esposti (per lo più economici), ci sono anche dei motivi prettamente ambientali ed etici: la produzione di energia lontano dal territorio in cui viene consumata annienta il controllo del territorio sulle forme produttive. Inoltre, il trasporto dell’energia sulle lunghe distanze comporta un ulteriore consumo di energia, comporta consumo di suolo, comporta un certo impatto ambientale.
L’ energia a Km zero contribuisce alla causa etica e ambientale attraverso il controllo diretto delle territorio in cui viene prodotta. L’energia prodotta lontano “dal locale“, è meno controllabile. Producendo sul territorio, producendo su scala locale, invece, può essere data maggiore attenzione al territorio ed alla sua tutela urbanistica ed ambientale.
“Tecnologie energetiche pulite, fotovoltaico, fonti rinnovabili: queste le leve per uno sviluppo sostenibile e consapevole. Il giornalismo ambientale e le nuove tecnologie sono ottimi strumenti di condivisione per tracciare nuove strade”
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