I prezzi dei pannelli fotovoltaici importati dalla Cina all’Europa sono ora “regolati” a seguito di un accordo commerciale raggiunto fra i due Paesi. La Cina era infatti stata messa alle strette dall’Unione Europea per i prezzi dei moduli fotovoltaici importati estremamente bassi. Prezzi che rasentavano la concorrenza sleale e che avevano messo in crisi diversi produttori “Made in EU” che si erano trovati a chiudere bilanci in passivo (leggi qui).
Il commissario europeo al commercio ha dato la buona novella: il raggiungimento di un accordo commerciale anti-dumping tra Europa-Cina. La Cina si impegna così ad alzare i prezzi minimi di importazione per mantenere una “leale” concorrenza con i produttori europei. Si tratta qui non tanto e non solo di pannelli fotovoltaici, ma anche componenti quali celle fotovoltaiche e wafer provenienti dalla Cina. L’accordo è stato firmato da circa 90 produttori cinesi che si impegneranno a rispettare le soglie minime dei prezzi stabilite nell’accordo.
Come avevamo già scritto in questo blog, a giugno l’Unione aveva già definito delle tariffe anti-dumping dell’11,8% che avrebbero dovuto aumentare i primi di agosto al 47%, se non fosse stato raggiunto l’accordo.
Buone notizie, dunque, per il mercato europeo che, a seguito di questo accordo, tornerà ad essere in equilibrio ed a proseguire la sua lenta graduale discesa dei prezzi, senza la concorrenza eccessiva rilevata nell’ultimo anno da parte delle industrie cinesi, sussidiate direttamente peraltro dai propri governi.
L’Unione ha il diritto/dovere di controllare per i mesi a venire il rispetto di questo accordo commerciale.
Quale sarebbe la soglia stabilita per i prezzi dei pannelli fotovoltaici?
Si parla di un prezzo minimo di 0,56 €/watt con un tetto massimo di importazione dalla Cina di 7 gigawatt di potenza fotovoltaica all’anno: pari a ben 70 impianti da 100 megawatt di potenza. Oltre questo limite scattano i dazi anti-dumping.
Nonostante parrebbe agli occhi dell’UE un accordo di “buon senso”, l’associazione Ue Prosun, associazione che raccoglie diversi tra i maggiori produttori fotovoltaici europei, ritiene che la soglia minima di prezzo fissata non è sufficiente a garantire un’adeguata sicurezza ed adeguate garanzie per un mercato che ha licenziato oltre 15mila professionisti negli ultimi anni.
Cosa ne pensa il Comitato IFI (Industrie Fotovoltaiche Italiane)?
L’accordo raggiunto, secondo il comitato, non sarebbe di per sè nè positivo, nè negativo, ma sicuramente utile a rimuovere gli effetti delle politiche commerciali cinesi. Il vero problema sarebbe piuttosto, secondo l’IFI, rimuovere le condizioni che hanno favorito l’eccessiva concorrenza (“sleale”) da parte dei produttori cinesi, ovvero la solida presenza di sussidi più o meno legali alle imprese cinesi.
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