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Mettere un impianto fotovoltaico? Ecco 4 cose da sapere

Ultimo aggiornamento: 25-06-2014
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Mettere un impianto fotovoltaico oggi, nella cosiddetta “era post-incentivi”, è ancora un buon investimento? Conviene ancora?

Un buon investimento, ovviamente, è sempre in relazione al prezzo di acquisto ed ai benefici che mi porta e, come ogni investimento, è la risultante di un rapporto: quello tra costi e benefici. Come in ogni operazione economica la convenienza dipende sempre da queste due cose: “costi” e “benefici”. I benefici sono sempre delle stime e, in quanto tali, hanno un margine di rischio che è importante calcolare in via cautelativa.

Non sempre è facile avere le idee chiare “a priori”, prima di iniziare un progetto fotovoltaico per ridurre i costi energetici. Se si vuole mettere un impianto fotovoltaico sul tetto di casa, molto probabilmente non si hanno le sufficienti competenze per poter valutare in maniera precisa ed affidabile. Il calcolo dei costi-rendimenti è sempre influenzato da una miriade di variabili alcune delle quali, anche affidandosi ad un serio professionista, è utile conoscere in prima persona perchè ti aiutano a fare stime attendibili: col maggior grado di precisione possibile, ma soprattutto perchè ti “insegnano” come utilizzare l’impianto al meglio per sfruttare il massimo dei benefici che può dare.

Per avere una reale convenienza, infatti, come vedremo, non basta mettere il fotovoltaico. Per avere la maggiore convenienza possibile bisogna saperlo sfruttare al meglio col criterio dell’autoconsumo.

Per ogni persona che vuole decidere se mettere un impianto fotovoltaico sul tetto di casa o della propria azienda, la domanda principale a cui deve dare risposta è: “se metto il fotovoltaico sul tetto, quali sono i tempi di rientro dall’investimento”? O meglio: “in quanto tempo conto di recuperare le spese sostenute per mettere il fotovoltaico? E quando inizio a risparmiare effettivamente in bolletta?”. I risparmi in bolletta sono subito visibili, però, per un primo periodo, questi risparmi vanno a “ripagare” l’investimento fatto.

La “variabili in gioco” per stimare i tempi di rientro, come dicevamo, sono molte e alcune solo in parte prevedibili. Per questo motivo è utile capire su quali variabili possiamo agire per trarre la maggior convenienza possibile.

Nell’era del dopo incentivi la remunerazione di un impianto fotovoltaico, infatti, non è più cosa scontata perchè non ci sono più gli incentivi a coprire, con le tariffe incentivanti, il costo di realizzazione dell’impianto.

La remunerazione dell’impianto, il ritorno economico dall’investimento, è oggi affidata esclusivamente alla capacità dell’impianto di generare risparmio e con questo di auto-ripagarsi nel tempo.

 

Proviamo a “sistematizzare” le cose dette, ed aggiungerne di nuove. Ecco 4 punti che, come i pilastri di una casa, devono sorreggere oggi le nostre scelte quando pensiamo ad un impianto fotovoltaico: 4 cose da sapere per chi vuole mettere un impianto fotovoltaico sul tetto di casa.

 

1) Il vero risparmio è l’ autoconsumo istantaneo (o differito)

La prima e più importante cosa da sapere è questa: l’autoconsumo istantaneo è sempre il fattore di maggior risparmio.
Per “autoconsumo” si intende l’utilizzo dell’elettricità auto-generata dal proprio impianto nel momento stesso della produzione.

Esempio: in un pomeriggio di sole, faccio andare la lavatrice. In questo modo autoconsumo immediatamente l’energia prodotta dal mio impianto. In questo modo faccio andare la lavatrice “a costo zero” sfruttando interamente l’impianto di casa e azzerando il prelievo di rete. Questa modalità di consumo è quella più conveniente per tutti: case, aziende, industrie, serre, ecc…

L’impianto fotovoltaico è collegato alla rete elettrica pubblica, da un lato, ed all’utenza di casa, dall’altro. Se quando l’impianto è in funzione c’è richiesta di energia da parte dell’utenza di casa, allora deve poter rifornire prima di tutto l’utenza di casa.

mettere impianto fotovoltaico

In altre parole: l’energia elettrica utilizzata di giorno deve provenire prima di tutto dal mio impianto e, solo in secondo luogo, dalla rete (quando l’impianto da solo non basta a soddisfare la domanda elettrica).

Questo meccanismo fa sì che utilizzando la “mia” energia genero il maggior risparmio possibile.
Perchè? Per un motivo molto semplice: prelevare energia dalla rete è nel complesso più costoso che prelevarla dal proprio impianto.
Perchè? Perchè quando prelevo dalla rete pago una serie di servizi e imposte (vedi le voci di costo della bolletta) che fanno lievitare il prezzo di acquisto dell’energia a circa il doppio del suo valore effettivo.

 

Chi di voi sa quanto costa oggi l’energia in bolletta? E chi di voi sa qual’è il suo prezzo effettivo sul mercato elettrico?

Per vostra informazione: l’energia in bolletta costa mediamente 25 centesimi per kwh, mentre il suo prezzo effettivo sui mercati è mediamente meno di 9 centesimi per chilowattora.
L’energia in bolletta costa, a noi utenti finali, più del doppio del suo effettivo costo di produzione/vendita sui mercati.

Per approfondire i vantaggi dell’autoconsumo fotovoltaico e del risparmio che procura leggi qui.

E’ come se l’impianto fornisse energia “già pagata” che, al momento del suo utilizzo, è energia a costo zero. Per sfruttare al massimo la propria energia auto-prodotta “a costo zero” è fondamentale ottimizzare l’utilizzo del proprio impianto in modo da massimizzare l’autoconsumo.

Come? “Facendo la lavatrice quando splende il sole”.

 

2) Per chi vuole mettere un impianto fotovoltaico sul tetto di casa ci sono gli sgravi fiscali pari al 50% delle spese sostenute

Dunque: l’importanza dell’autoconsumo è la prima cosa da sapere.
Il secondo “pilastro” è quello delle detrazioni fiscali: fino a fine dicembre 2014 un impianto fotovoltaico domestico-residenziale è detraibile dalle tasse per il 50% del suo costo. Dal 1 gennaio 2015 la detrazione fiscale non termina, ma torna al 36%, come quella prevista per i recuperi edilizi e le ristrutturazioni. Questo tipo di detrazione è riservata a tutte le persone fisiche (no: ditte e società, dunque). Possono beneficiare degli sgravi tutte le persone soggette all’imposta Irpef, che installano un impianto fotovoltaico domestico che sia al servizio di casa ed in ogni caso di potenza inferiore ai 20 kw, soglia oltre la quale ogni impianto è considerato attività commerciale.

Per le aziende e le attività commerciali, invece, l’impianto fotovoltaico va in ammortamento come “bene strumentale all’attività”, ma per questo si fa riferimento alle normative “professionali”.

Le detrazioni fiscali non sono incentivi, ma agevolazioni che permettono di recuperare parte delle spese sostenute per l’impianto detraendole dalle tasse.

Esempio.

Se spendo 6mila euro per il mio impianto fv posso portare in detrazione 3 mila euro in 10 anni con “quote annuali di pari importo”. In altre parole: detraggo dall’Irpef 300 euro l’anno per 10 anni.

Per scoprire tutti i vantaggi delle detrazioni fiscali leggi questo articolo.

 

3) Anche lo Scambio sul posto aiuta a ripagare l’investimento

Oltre ad autoconsumo e detrazioni fiscali, prima di mettere un impianto fotovoltaico dobbiamo conoscere il meccanismo di rimborso per tutta l’energia che, non potendo essere consumata “in proprio” e “sul momento”, dovrà essere ceduta alla rete elettrica di Enel.

Stiamo parlando del meccanismo di remunerazione dello “Scambio sul Posto”.

Tutta l’energia prodotta dall’impianto e non immediatamente autoconsumata non è persa, ma viene immessa nella rete Enel e remunerata dal Gse, Gestore dei Servizi Energetici:

  • quando produco ma non utilizzo sul momento l’energia prodotta, immetto i kwh nella rete elettrica;
  • viceversa: quando ho bisogno di energia, ma il mio impianto non la produce (ad es. la notte), allora la prelevo dalla rete

Nel primo caso: immetto energia in rete e il contributo dello “scambio sul posto” mi riconosce un “rimborso parziale” su tutta l’energia immessa. Non è una vendita di energia alla rete, ma un rimborso che tenta di compensare immissioni e prelievi da e per la rete. Si tramuta, di fatto, in un rimborso parziale delle bollette elettriche pagate durante l’anno su tutta l’energia prelevata.

Nel secondo caso, quando ho bisogno di energia ma l’impianto non produce: prelevo dalla rete e continuo a pagare normalmente le bollette elettriche per la sola energia prelevata dalla rete.

L’impianto fotovoltaico non azzera le bollette elettriche.
In alcuni momenti (per esempio di notte) rimane necessario attingere da rete per soddisfare i propri consumi. Solo per questi prelievi di rete continuano ad arrivare, come prima, le regolari bollette elettriche. Durante l’anno si hanno, dunque, quantità di energia immessa in rete (dal fv) e quantità di energia prelevata dalla rete, sulla quale si pagano le normali bollette.

Semplificando al massimo: con lo scambio sul posto il GSE si impegna a rimborsare parzialmente parte delle bollette pagate, in relazione alla quantità di energia immessa.

Lo scambio sul posto, sul quale c’è ancora parecchia confusione, è un meccanismo di compensazione tra il valore dell’energia acquistata dalla rete enel ed il valore di quella prodotta ed immessa in rete dall’utente.

Per approfondire il meccanismo di funzionamento dello scambio sul posto leggi questo articolo.

 

4) Non solo fotovoltaico, ma efficienza energetica

L’ultima cosa da sapere prima di mettere un impianto fotovoltaico è che il risparmio economico sui costi dell’energia deriva non solo dal fotovoltaico, ma anche l’efficienza energetica: attuare misure per migliorare l’efficienza energetica della casa (o dell’azienda) è un complemento utile, a volte necessario, per ridurre in maniera visibile i costi energetici di casa.

Non solo fotovoltaico, dunque, ma interventi volti alla riduzione dei consumi o alla loro migrazione verso l’elettrico.

Esempio: passare da una caldaia a gas ad una elettrica permette di massimizzare l’autoconsumo fotovoltaico, secondo il principio spiegato al punto 1).

Partendo da un’accurata analisi della bolletta e del profilo di consumo, meglio se ad opera di un tecnico, mettere il fotovoltaico può contribuire ad una tangibile riduzione del costo energetico di casa o dell’azienda. Oltre a ciò si possono individuare specifici interventi di efficientamento che possono ottimizzare lo sfruttamento dell’auto-produzione elettrica.

Oggi e sempre più il fotovoltaico garantisce i suoi benefici in simbiosi con altri interventi di efficienza energetica, ad esempio sostituendo apparecchi tradizionalmente a gas con apparecchi elettrici in grado di sfruttare al meglio l’energia prodotta dal solare.

“Tecnologie energetiche pulite, fotovoltaico, fonti rinnovabili: queste le leve per uno sviluppo sostenibile e consapevole. Il giornalismo ambientale e le nuove tecnologie sono ottimi strumenti di condivisione per tracciare nuove strade”

Alessandro Fuda

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6 Commenti

  1. auleia, il 2 Luglio 2014 ore 15:16

    Come fa il contatore, a sapere che deve conteggiare in un determinato momento la produzione dell’impianto enon prelevare dalla rete? Grazie

    • Alessandro F., il 2 Luglio 2014 ore 16:30

      E’ un meccanismo che regola delle “priorità”.
      Il “controller” che regola i flussi dà la priorità ai consumi DAL proprio impianto.
      In secondo luogo, se non c’è produzione dall’impianto, si connette in rete.
      Il contatore, invece, è solo un “misuratore” dell’elettricità che passa da un canale.

      • auleia, il 2 Luglio 2014 ore 17:41

        quindi l’impianto fotolvotaico è prioritario sempre, e se non riesce a dare un “tot” di kw richiesti, si preleva dalla rete.
        e se ad esempio la mattina quando non c’è molta produzione dall’impianto, una parte è comunque gestita, o si preleva tutto dalla rete, e solo quando la produzione è al massimo, “interviene ” l’impianto? grazie ancora.

        • Alessandro F., il 3 Luglio 2014 ore 14:40

          l’energia dell’impianto può venire utilizzata anche se la produzione non è al picco della potenza prevista dai pannelli

  2. auleia, il 3 Luglio 2014 ore 17:33

    “Il “controller” che regola i flussi dà la priorità ai consumi DAL proprio impianto.
    In secondo luogo, se non c’è produzione dall’impianto, si connette in rete.”
    mi perdoni, come fa il controller a sapere che deve non prelevare dalla rete. mi scusi, ma la mia ignoranza in materia è molta. grazie ancora.

    • Alessandro F., il 4 Luglio 2014 ore 14:50

      mi spiace non sono un tecnico

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