Perchè, anzichè importare energia a ad un prezzo così elevato, non si finanzia l’autoproduzione con le fonti rinnovabili? Importare energia dall’estero è un investimento o un costo?
Nel 2011 il governo italiano ha gettato le basi per la conclusione di un accordo commerciale con la Serbia per l’importazione di energia elettrica. A distanza di tre anni da allora, quell’accordo è sotto la lente di analisti ed esperti che sottolineano come ci siano poche (e non positive) informazioni riguardo agli effetti reali di quel contratto per i consumatori italiani, contratto che prevede di importare energia elettrica per ben 12 miliardi di euro.
L’accordo, in particolare, è volto a favorire la produzione in Serbia e il consumo in Italia di energia di natura idroelettrica. A questo scopo la società italiana Seci Energia e la società elettrica statale serba hanno previsto la costruzione di oltre 10 impianti in territorio serbo, di cui tre di dimensioni maggiori. I costi necessari alla realizzazione dell’opera sono a carico della società italiana per il 51% e della controparte serba per il restante 49%.
Secondo le fonti serbe i costi complessivi derivanti dalla effettiva realizzazione degli impianti ammonterebbero a circa 12 miliardi di euro. Il governo italiano in carica nel 2011 e, in particolare, l’allora Ministro dello Sviluppo Economico Paolo Romani, si è impegnato a sostenere i costi legati a questa operazione. Considerando che complessivamente gli impianti serbi possono produrre e destinare all’esportazione verso l’Italia un quantitativo annuo di energia stimato in circa 6TWh, ne discende che il costo per ogni MWh importato è pari a ben 155 euro.
Importare energia dall’estero costa più del doppio rispetto al suo prezzo di mercato
Le condizioni economiche dell’accordo appaiono chiaramente sfavorevoli: il costo che l’Italia deve sostenere per approvvigionarsi dalla Serbia è più del doppio del costo medio di mercato dell’energia idroelettrica, che durante lo scorso anno aveva un valore medio di 63 euro per Megawattora.
Dover affrontare costi così elevati non è solo una scelta economicamente poco razionale, ma ha importanti conseguenze anche sul piano della bolletta elettrica mensile che i cittadini italiani sono chiamati a pagare. Ad incidere sui costi in bolletta sono infatti tutte le grandi opere che i vari governi che si sono succeduti negli ultimi anni si sono impegnati a realizzare. Se l’obiettivo iniziale probabilmente era quello di ammodernare il sistema elettrico nazionale e di incrementare le percentuali di energia proveniente da fonti rinnovabili, le conseguenze di questi accordi sembrano molto poco favorevoli. Oltre al già citato accordo tra Italia e Serbia, vale la pena citare anche l’accordo che prevede la costruzione di un elettrodotto sottomarino che dovrebbe collegare l’Italia e il Montenegro, Paese da cui si vorrebbe ulteriormente importare energia.
Se i costi dell’operazione saranno confermati, l’importazione di energia idroelettrica dalla Serbia costerà all’Italia 930 milioni di euro ogni anno. Considerando che il contratto ha una durata prevista di 15 anni, è facile calcolare quante risorse finanziarie l’Italia sta portando al di fuori dei suoi confini. Appare naturale chiedersi perché i nostri governi abbiano preferito destinare risorse all’acquisto di energia elettrica a prezzi di molto superiori rispetto a quelli di mercato invece di finanziare l’autoproduzione, puntando alle fonti rinnovabili.
Perchè, dunque, anzichè importare energia a ad un prezzo così elevato, non si finanzia l’autoproduzione con le fonti rinnovabili? Fotovoltaico, dunque, ma non solo.. Qual è, in questo caso, il vero costo e quale sarebbe il vero investimento?
“Tecnologie energetiche pulite, fotovoltaico, fonti rinnovabili: queste le leve per uno sviluppo sostenibile e consapevole. Il giornalismo ambientale e le nuove tecnologie sono ottimi strumenti di condivisione per tracciare nuove strade”
Alta via Ligure. 2000 aereogeneratori del costo di 12 Miliardi per la produzione di 6 Gw. No importazione ele allo stesso prezzo.
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