Un’altro “colpo basso” volto dal governo al settore del fotovoltaico riguarda la politica fiscale per chi installa un impianto fotovoltaico sul tetto di casa. Un impianto installato sul tetto di casa, infatti, può far aumentare in molti casi il valore catastale dell’immobile e quindi le tasse relative.
Molti impianti fotovoltaici, secondo l’agenzia delle entrate, vengono considerati come beni immobili e per questo tassati come qualsiasi pertinenza che aumenta il valore catastale dell’edificio.
Diversi senatori, di schieramenti “trasversali”, hanno presentato un’interrogazione parlamentare per chiedere al ministro dell’economia che gli impianti fotovoltaici non vengano considerati come beni immobili ai fini della tassazione. La richiesta è stata posta, in realtà, per mezzo del ministro, all’agenzia delle entrate per far rivedere la sua posizione su impianti fotovoltaici e fiscalità come beni immobili.
La richiesta, presentata da diversi schieramenti, ha avuto come capofila il parlamentare pentastellato Gianni Girotto.
Cosa stabilisce l’agenzia in quanto a fiscalità del fotovoltaico? Secondo l’agenzia ogni impianto superiore ai 3 kw di potenza è da considerarsi bene immobile sia ai fini del catasto, sia ai fini dell’imposizione fiscale. Non c’è, tra le categorie “tutelate” solo quella dei piccolissimi impianti: vengono “salvati” dall’imposizione fiscale anche tutti quegli impianti che aumentano il valore catastale dell’immobile di meno del 15% del loro valore.
Il fotovoltaico su tetto, in molti casi, aumenta il valore catastale dell’edificio e le relative tasse.
Le conseguenze di questa normativa fiscale sono quelle di penalizzare fiscalmente la gran parte degli impianti fotovoltaici, anche se realizzati sui tetti degli edifici. Non è di certo una spinta a favorire la diffusione dell’energia pulita prodotta sui tetti degli edifici e delle aziende.
Secondo i promotori dell’interrogazione parlamentare non è corretto classificare gli impianti fotovoltaici come beni immobili per almeno due motivi: il primo è che l’impianto costituisce “di per sè” una struttura funzionale “autonoma”, staccabile in toto dall’edificio sul quale viene installato. Il secondo motivo è che, mentre l’impianto produce per soli 25 anni, l’edificio su cui viene installato dura molto di più di 25 anni.
C’è un altro fattore a sostegno della richiesta: gli impianti fotovoltaici sarebbero da considerarsi impianti di “pubblica utilità”, per via dei benefici che apportano alla collettività. Per questo motivo dovrebbero rientrare, nelle classificazioni catastali, non nella categoria D (sottoposta a tassazione), ma nella categoria catastale E, non sottoponibile a tassazione alcuna. In altre parole: tutti gli impianti fotovoltaici, equiparabili a categorie catastali di “pubblica utilità”, non dovrebbero essere sottoposti a tassazione alcuna da parte del catasto.
Il sostegno al fotovoltaico ed alle fonti rinnovabili, ricordiamolo, non è un solo un sostegno agli operatori del settore. Sostenere e agevolare, a costo zero, gli impianti fotovoltaici è uno dei tasselli che può contribuire a riaccendere il motore degli investimenti per uscire dalla crisi.
“Tecnologie energetiche pulite, fotovoltaico, fonti rinnovabili: queste le leve per uno sviluppo sostenibile e consapevole. Il giornalismo ambientale e le nuove tecnologie sono ottimi strumenti di condivisione per tracciare nuove strade”
Ultimi commenti