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Quanto costano le fonti fossili? E le rinnovabili? Risposte nel rapporto Gifi

Ultimo aggiornamento: 24-06-2014

Il Gifi, Gruppo Imprese fotovoltaiche italiane, ha redatto il terzo documento programmatico sul fotovoltaico in Italia nel 2014: il Dossier FV 2014 (a breve il testo integrale sul loro sito).

Il tema è sempre lo stesso: il rapporto tra fonti fossili e rinnovabili. A che punto è oggi il comparto del fotovoltaico in Italia? Quali opportunità può dare oggi il solare e quali prospettive ha per i prossimi anni? Fino a ieri in Italia si operava per rendere il solare competitivo con le fonti fossili anche senza l’ausilio di incentivi. Anzi, gli incentivi avevano proprio l’obiettivo di generare un mercato in grado di far scendere i prezzi delle installazioni a prezzi più accessibili. Fino a ieri l’obiettivo era la generazione di un mercato che potesse, un giorno, “camminare con le proprie gambe”, scalzando le fonti fossili.

Oggi, la riduzione dei prezzi e l’aumento dell’efficienza rendono la tecnologia fotovoltaica molto più accessibile rispetto ad un tempo, ma ad alcune condizioni.

Oggi il fotovoltaico, secondo lo studio del Gifi, compete ad armi “quasi pari” con le fonti di energia convenzionali, ma con gli ultimi risvolti normativi gli operatori hanno a disposizione nuovi strumenti, nuovi modelli, per proporre il fotovoltaico ad investitori ed utenti finali.

Stiamo parlando di:

  • detrazioni fiscali per gli utenti domestici (50%)
  • sfruttamento dei SEU (Sistemi Efficienti di Utenza)
  • utilizzo degli accumuli elettrici per massimizzare l’autoconsumo anche quando l’impianto non produce
  • strumenti per massimizzare l’autoconsumo istantaneo
  • per le imprese: la Sabatini bis per il credito agevolato
  • per tutti i tipi di utenza: i benefici dello scambio sul posto.

 

Quanto costano le fonti fossili? E le rinnovabili?

 

L’aspetto interessante del report, però, non è solo  “fare il punto” sui risvolti del settore (alla luce delle ultime normative).

La cosa interessante è che punta a “far luce” su ciò che spesso si preferisce omettere: i sussidi che le fonti fossili ricevono (a discapito, ovviamente, delle rinnovabili) e i costi in carico alla collettività che lo fonti fossili procurano attraverso le cd. “esternalità negative”: inquinamento dei territori, bonifiche, impatto ambientale (e, aggiungiamo noi: impatto sulla salute, impatto economico sul turismo, impatto economico dovuto all’importazione delle materie prime).

 

Quanto ci costano le fonti fossili?

Lo studio del Gifi ha raccolto ed incrociato dati ed ha messo in evidenza che, ad oggi, tutte le fonti fossili hanno ricevuto e continuano a ricevere ingenti sussidi diretti ed indiretti.

Un’analisi dell’OCSE ha  fatto una stima dei costi che le fonti fossili procurano a tutti i consumatori per “finanziare” esenzioni fiscali ed altri tipi di agevolazioni legate al loro utilizzo: dai trasporti marittimi e ferroviari, agli autotrasporti, dal settore agricolo a quello forestale, i rimborsi dati a persone che vivono nei pressi di centrali, ecc…

Gli indicatori presi in esame sono molti, ma nel complesso l’OCSE ha stimato  i costi per l’Italia nel 2011 in circa 2,1 miliardi di euro.

Secondo una ricerca del Fondo Monetario Internazionale, inoltre, il costo per la produzione di energia da fonti fossili è di:

  • quasi 9 centesimi/kwh per il carbone antracite
  • quasi 11 centesimi/kwh per il carbone lignite
  • quasi 5 centesimi/kwh per il gas naturale

Questi costi sono maggiori di quelli sostenuti per produrre l’energia da fonti rinnovabili:

  • 0,3 centesimi/kwh per l’eolico
  • 0,2 centesimi/kwh per l’idroelettrico
  • 1,2 centesimi/kwh per il fotovoltaico

Il nucleare, invece, che col semplice calcolo economico risulterebbe tra i più economici, diviene di gran lunga il più costoso (320 centesimi/kwh) se si considera il rischio che le centrali nucleari arrecano alla collettività ed i costi di smaltimento delle scorie radioattive.

“Tecnologie energetiche pulite, fotovoltaico, fonti rinnovabili: queste le leve per uno sviluppo sostenibile e consapevole. Il giornalismo ambientale e le nuove tecnologie sono ottimi strumenti di condivisione per tracciare nuove strade”

Alessandro Fuda

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