“Con un impianto fotovoltaico, conviene di più l’autoconsumo o la vendita ad Enel dell’energia prodotta?”
E’ una domanda che spesso ci viene fatta da chi ha già un impianto fotovoltaico o da chi è interessato a metterlo sul proprio tetto.
Chiariamo subito una cosa: in questo contesto la “vendita” di energia è definita “vendita” spesso in maniera impropria: oggi si può fare la pura “produzione-vendita di energia”, oppure si può fare “autoconsumo più scambio sul posto” con il proprio impianto da fonti rinnovabili. La prima è l’attività delle società di produzione elettrica (che hanno questo nel proprio core business), la seconda è l’attività di privati e imprese per i quali la produzione di energia non è l’attività primaria.
Le società elettriche di produzione e vendita di energia
Se una centrale idroelettrica, una centrale a gas, a carbone o un parco eolico produce energia e la immette nella rete elettrica nazionale di Enel, la immette per la vendita diretta sul mercato elettrico. Si tratta di un’impresa di business e in questi casi l’energia prodotta, qualunque sia la sua fonte di produzione, viene venduta sul mercato ad un prezzo che il mercato stesso definisce.
Il prezzo dell’energia sul mercato elettrico, oggi, va dai 4 ai 10 centesimi per kwh ed è ovvio che, per raggiungere un ritorno dall’investimento con questo prezzo di vendita, le aziende elettriche devono produrre energia con grandi impianti e sfruttando grandi economia di scala. Si tratta, come per ogni azienda, di un rapporto tra i costi (di avvio e funzionamento) ed entrate derivanti dalla vendita dell’energia. Anche i cd. costi fissi, in questo caso, sono elevati e condizionano molto il ritorno economico dell’intera operazione.
La vendita di energia non è così conveniente come si potrebbe pensare
Ogni attività commerciale che si cimenti oggi nella “pura” produzione e vendita di energia, per stare in piedi, deve sostenere un prezzo di vendita intorno ai 4 centesimi al kilowattora, 400 euro per megawattora prodotto. Questa è la “condizione” per affrontare l’attività di vendita di energia sul mercato elettrico. Il mercato elettrico, infatti, è un mercato liberalizzato in cui prevale il costo di produzione più competitivo. Nelle fasce diurne ed in aree ben esposte il fotovoltaico ha un costo di produzione decisamente competitivo e, se diminuiranno ulteriormente i prezzi del silicio e dei moduli fotovoltaici (o se ne aumenterà l’efficienza), la tecnologia potrà diventare competitiva su aree sempre più estese.
Per i privati, per i motivi citati, puntare sulla sola vendita di energia non è un’operazione conveniente come si potrebbe pensare. Per i privati con fotovoltaico le soluzioni veramente vantaggiose sono altre: autoproduzione, risparmio in bolletta, autoconsumo, efficientamento energetico, scambio sul posto e (..tra qualche tempo..) l’accumulo.
I produttori elettrici che fanno autoconsumo, questa la strada giusta
In questo contesto non parliamo di mega impianti, non parliamo delle grandi utilities energetiche, non parliamo di centrali elettriche. In questo contesto parliamo di piccoli, medi (ed anche grandi) impianti fotovoltaici realizzati per soddisfare parte dei consumi di un edificio o di un’attività. Parliamo di auto-produttori che installano il fotovoltaico per ridurre la propria bolletta energetica.
L’edificio asservito all’impianto fotovoltaico può essere una casa, un condominio, un’azienda o qualsiasi altra attività che consuma energia elettrica. Chi decide di installare il fotovoltaico sul tetto del proprio edificio ha, ad oggi, due possibilità teoriche: la prima è quella di produrre per vendere, la seconda è quella di produrre per autoconsumare e cedere le eccedenze in rete. Se la prima è opzionabile per le società di produzione elettrica, la seconda è invece conveniente per tutti coloro che vogliono ridurre le bollette elettriche di casa e della propria attività produttiva.
Dunque, col fotovoltaico conviene di più autoconsumo o vendita?
Dunque, tornando alla domanda iniziale, per chi ha il fotovoltaico conviene di più l’autoconsumo o la vendita di energia in rete? Se mi hai seguito nel ragionamento la risposta appare scontata: oggi conviene di più l’autoconsumo, associato ai contributi dello scambio sul posto, anzichè la vendita.
Con la “sola vendita” l’energia verrebbe venduta sul libero mercato ad un prezzo troppo basso per permettere un buon rientro dell’investimento per un piccolo o medio impianto fotovoltaico. Con la formula “autoconsumo” più “scambio sul posto”, invece, il risparmio ottenibile in bolletta ed i contributi ricevuti dal Gse (il “Gestore dei Servizi Energetici”) vanno a ripagare pienamente l’investimento sostenuto.
Con l’autoproduzione si ottiene energia (pulita) disponibile per i propri consumi. Nei momenti in cui questa viene utilizzata istantaneamente è energia a “costo zero”. Nei momenti in cui, invece, viene solo immessa in rete è energia che viene rimborsata parzialmente con il contributo dello scambio sul posto. In ogni caso: “autoconsumo più scambio sul posto” è la formula più conveniente per chi vuole investire nell’autoproduzione elettrica per risparmiare in bolletta.
Leggi qui tutti i vantaggi dell’autoconsumo fotovoltaico
La formula più conveniente è autoconsumo + scambio sul posto + vendita delle eccedenze
Ecco come funziona la formula “autoconsumo più scambio sul posto“: nelle giornate di sole l’impianto fotovoltaico produce energia “a costo zero”. L’energia prodotta sul proprio tetto può essere autoconsumata istantaneamente: è questa la situazione più vantaggiosa per l’utente/produttore.
In assenza di autoconsumo istantaneo l’energia viene immessa nella rete elettrica di Enel Distribuzione. La propria società di vendita energia, che controlla i contatori elettrici, comunica periodicamente al Gse le letture dei contatori. Vengono comunicati al Gse due tipi di “letture”: la quantità di energia immessa in rete e la quantità di elettricità prelevata dalla rete.
Il Gse, ogni sei mesi, emette un contributo per “rimborsare parzialmente” tutta l’energia che l’utente ha prodotto e immesso in rete. In realtà il contributo del Gse viene dilazionato in due acconti semestrali ed un conguaglio annuale, sulla base dei conteggi dell’anno.
Non solo: se a fine anno il titolare dell’impianto fotovoltaico ha immesso in rete più energia di quanta ne ha riprelevata si hanno delle eccedenze. Le eccedenze sono il “surplus” di energia immessa, che viene pagata da Gse, come se fosse una vendita, al suo prezzo di mercato. Potremmo dire che solo le eccedenze sono vendute alla rete. La gran parte dell’energia immessa in rete è “pagata” meglio della semplice vendita, perchè è un contributo che rimborsa ulteriori spese sostenute in bolletta dall’utente.
il contributo dello scambio sul posto nasce per compensare le immissioni ed i prelievi di rete rimborsando parte dei costi sostenuti in bolletta. Il contributo dello scambio sul posto, in altre parole, può essere assimilato ad una forma di “rimborso parziale” delle bollette elettriche pagate durante l’anno.
La formula ancora più conveniente è autoconsumo + scambio sul posto + vendita delle eccedenze + detrazioni fiscali
Un ulteriore punto di favore per i privati e cooperative che installano un impianto fotovoltaico sotto ai 20 kw (compresi i condomini) sono le detrazioni fiscali. Lo sgravio fiscale ottenibile da chi installa il fotovoltaico non commerciale per l’autoconsumo è del 50 per cento dei costi sostenuti. Lo sgravio dura 10 anni ed è una detrazione Irpef corrispondente alla metà delle spese sostenute. La quota detraibile dalle tasse è divisa in 10 quote annuali di pari importo.
Se, per esempio, si sostiene una spesa di 8 mila euro per mettere il fotovoltaico sul tetto di casa, 4 mila sono detraibili in 10 anni. Cioè: si usufruisce di una detrazione fiscale di 400 euro l’anno per 10 anni. La detrazione fiscale è una sorta di “sconto” applicato annualmente sulle tasse Irpef che si dovrebbero pagare sull’anno e funziona come moltissimi altri sgravi fiscali messi oggi a disposizione dallo Stato per alimentare l’economia e far emergere il sommerso.
La detrazione fiscale per il fotovoltaico rientra fra le detrazioni del 50 per cento riconosciute a chi esegue i lavori di ristrutturazione edilizia. E’ il cd. ecobonus che, di fatto, permette di dimezzare il costo dell’investimento ed i tempi di rientro economico dell’intera operazione.
La detrazione fiscale per il fotovoltaico e le ristrutturazioni sarà, secondo le ultime dichiarazioni, ulteriormente confermata anche per il 2016.
Come funzionano le detrazioni fiscali per il fotovoltaico
“Tecnologie energetiche pulite, fotovoltaico, fonti rinnovabili: queste le leve per uno sviluppo sostenibile e consapevole. Il giornalismo ambientale e le nuove tecnologie sono ottimi strumenti di condivisione per tracciare nuove strade”
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