Il fotovoltaico, ormai è assodato, non è un costo, ma un investimento. Come ogni investimento ha una spesa iniziale, il cd. “capitale”, ed un tempo di recupero del capitale investito. Ovviamente il tempo di recupero del capitale investito dipende da almeno due fattori: il costo totale di realizzazione del progetto ed i proventi (si legga: risparmi) che l’impianto garantirà nel tempo.
Chi mette un impianto fotovoltaico sul tetto della propria abitazione, della propria azienda o del proprio condominio fa i conti prima di tutto con i costi da sostenere (nel caso dei condomini sarà l’assemblea condominiale a decidere): quanto costa un impianto fotovoltaico oggi? Questa è la prima questione.
I costi del fotovoltaico sono giustamente il primo pensiero di chi è interessato, o semplicemente incuriosito, alla realizzazione un impianto fotovoltaico per produrre ‘in proprio’ energia pulita.
Bene, come detto: installare un impianto fotovoltaico, non è un costo, ma un investimento di medio-lungo periodo. La spesa diventa un capitale, il costo diventa un investimento. L’impianto fotovoltaico domestico è un piccolo investimento e come tale ha un tempo di recupero del capitale investito.
Questo vuol dire che la spesa sostenuta, oggi ridotta ad un terzo rispetto a solo cinque anni fa, viene recuperata tutta durante il periodo di produzione dell’impianto fotovoltaico. Ricordiamo che un impianto solare, anche se non più incentivato, gode delle detrazioni fiscali Irpef del 50% e procura ingenti risparmi in bolletta attraverso l’autoconsumo. Oltre alle detrazioni fiscali, che restituiscono la metà del costo di realizzazione impianto, si potrà comunque beneficiare al massimo dell’autoconsumo della propria energia, riducendo le bollette elettriche, e del meccanismo dello scambio sul posto, per tutta la vita utile dell’impianto: 25-30 anni. Per 25-30 anni si può viaggiare in “autoconsumo” e in “scambio con la rete” dell’energia prodotta dal proprio sistema.
Questo vuol dire che con una spesa fatta oggi, ci si assicura la produzione di energia per i prossimi 25-30 anni, con minime spese di manutenzione ordinaria da dedicare annualmente all’impianto. Un sistema fotovoltaico, infatti, non avendo parti meccaniche in movimento, non è soggetto ad usura o consumo, ed avrà per questo solo alcuni costi minimi “di mantenimento” nel corso dei 30 anni di funzionamento. Ha solo un piccolo calo fisiologico di rendimento, circa lo 0,7-1% l’anno.
Ovviamente gli sgravi fiscali, finchè rimarranno, permetteranno di rientrare dai costi sostenuti per la realizzazione dell’impianto in tempi minori. Ma in alcune condizioni già oggi si rientra in tempi utili dall’investimento anche senza detrazioni fiscali.
Quindi, la domanda fondamentale da porsi prima di realizzare un impianto fotovoltaico non è tanto “quanto costa realizzare il mio impianto”. La domanda da porsi è un’altra.
Qual è il tempo di recupero del capitale investito?
Sul sito del Gse si trova scritto che il tempo di recupero del capitale investito si può stimare tra i 7 ed i 12 anni, quindi meno della metà dell’intero ciclo di vita dell’impianto, ma ovviamente tutto dipende dal prezzo di installazione “chiavi in mano” e dalla quantità di energia autoconsumata. Il tempo di recupero del capitale investito è invero molto variabile. Esso dipende infatti contemporaneamente da una moltitudine di fattori. Il prezzo di partenza è solo uno dei tanti elementi che determinano il tempo di ammortamento dei costi. Tra i maggiori fattori incidenti c’è sicuramente la modalità di consumo/utilizzo dell’energia prodotta.
Andiamo con ordine.
Innanzitutto incide la quantità di sole presente sul sito di installazione: un impianto in Sicilia avrà un minor tempo di recupero dell’investimento rispetto alla Lombardia. Le tabelle ufficiali parlano in fatti di un rendimento nel nord italia di circa 1.100 Kwh/Kw l’anno. Nel sud Italia si arriva anche a 1.500 Kwh/Kw l’anno. La maggiore produttività nel sud italia permetterà un più rapido tempo di recupero del capitale investito, cioè da tutti i costi sostenuti per realizzare l’impianto fotovoltaico.
Legate alla posizione geografica dell’impianto ci sono altre due variabili di installazione: l’orientamento e l’inclinazione dei pannelli fotovoltaici. Ottimali per l’Italia sono: orientamento a sud e inclinazione intorno ai 30°.
Influenza poi il prezzo di installazione, per la precisione il costo per Kw installato. Grandi impianti costeranno in proporzione meno rispetto ai piccoli impianti. Per un impianto da 3 Kw oggi si trovano in rete offerte che partono dai 6.000 euro per installazione completa chiavi in mano. Solo 4-5 anni fa un impianto da 3 Kw costava non meno di 20.000 euro.
Questa consistente diminuzione dei prezzi ha permesso di mantenere in questi anni più o meno lo stesso tempo di recupero del capitale investito per l’impianto fotovoltaico. I tempi di rientro sono rimasti pressoché invariati nonostante la fine degli incentivi del conto energia grazie ai prezzi in calo e grazie, per gli impianti domestici, alle detrazioni fiscali che rendono ancora molto conveniente l’investimento fotovoltaico.
Da questo punto di vista è interessante leggere la proporzione tra: diminuzione (e azzeramento) degli incentivi e diminuzione dei prezzi nel tempo. Si scoprirà che le condizioni remunerative di un impianto di oggi sono le medesime di quelle di 5-6 anni fa, quando il fotovoltaico in Italia ha iniziato il vero e proprio boom diventando il primo mercato al mondo.
Il fattore fondamentale è infine: la modalità di consumo dell’energia prodotta. Questo è un fattore che pochi prendono in considerazione: l’autoconsumo istantaneo. Ovvero: che avviene nel momento stesso della produzione. L’autoconsumo è il fattore di maggior risparmio e contribuirà, se ben sfruttato, a ridurre notevolmente il tempo di recupero del capitale investito, cioè le spese di installazione.
Lo schema di installazione dell’impianto fotovoltaico deve infatti prevedere la possibilità di autoconsumare istantaneamente l’energia prodotta. Il risultato è che, attraverso l’autoconsumo in sito l’utente potrà ridurre la bolletta elettrica in maniera significativa. L’energia acquistata in bolletta, infatti, è in proporzione la spesa maggiore sostenuta dall’utente che, autoconsumando il più possibile, eviterà l’acquisto di energia dalla rete. Si tratta, in questo caso, di un introito indiretto. E’ un guadagno indiretto che avviene attraverso la riduzione dei costi in bolletta.
Altri fattori secondari che possono contribuire a ridurre i tempi di rientro in maniera significativa sono gli sgravi fiscali previsti per gli impianti domestico-residenziali e ristrutturazioni. Per esempio: chi sostituisce un tetto di amianto col fotovoltaico potrà beneficiare di detrazioni fiscali per entrambi i lavori, fino ad un massimale di 96mila euro. Questi fattori, insieme all’autoconsumo, possono ridurre notevolmente il tempo di recupero del capitale investito.
Ovviamente per non correre il rischio di perdere del prezioso tempo “produttivo” dell’impianto, è utile monitorare costantemente la produzione dell’impianto fotovoltaico. A questo scopo è utile utilizzare un efficace strumento di monitoraggio impianto, in grado di segnalare tempestivamente anomalie, guasti, malfunzionamenti, cali o picchi produttivi.
“Tecnologie energetiche pulite, fotovoltaico, fonti rinnovabili: queste le leve per uno sviluppo sostenibile e consapevole. Il giornalismo ambientale e le nuove tecnologie sono ottimi strumenti di condivisione per tracciare nuove strade”
Ultimi commenti