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Cosa è il picco del petrolio e qual è la sua risposta

Ultimo aggiornamento: 28-05-2012
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La quasi totalità dell’energia che costituisce la base dell’odierno sistema economico e di consumo è originata da fonti fossili, prima fra tutte: il petrolio. In altro articolo abbiamo visto chi è l’ Aspo Italia. Secondo le stime diffuse dall’ ASPO Italia (Association for the Study of Peak Oil and Gas), dal petrolio di ricava ben il 40% dell’energia primaria consumata a livello globale. Il petrolio è alla base di diverse produzioni di uso quotidiano: vi si ricavano, ad esempio, combustibili utilizzati per i trasporti, materie plastiche e parte dell’energia elettrica. Ma il petrolio è una risorsa finita, limitata, ed è dunque lecito chiederci per quanto altro tempo sarà possibile continuare a sfruttare i giacimenti e, soprattutto, a che ritmo.

Il geologo americano Hubbert nel 1956 mise a punto un modello matematico per studiare la produzione statunitense di petrolio. Secondo il modello di Hubbert la produzione segue una distribuzione gaussiana (simile a quella in figura), pertanto, una volta raggiunto il picco, il volume produttivo del petrolio inizia gradualmente, ed inesorabilmente, a diminuire. Dalle stime di Hubbert il picco nella produzione petrolifera statunitense si sarebbe raggiunto nel 1971 e così è stato. Da allora, a fronte di una continua richiesta di energia, il ritmo produttivo è iniziato a calare.

picco del petrolio - Hubbert PeakIl picco di Hubbert, dunque, fa riferimento al punto di massimo toccato dalla curva che rappresenta la produzione di una qualsiasi risorsa esauribile. Superare il punto di massimo significa aver già consumato la metà del totale disponibile della risorsa che si sta sfruttando ma significa anche che sarà necessario sostenere costi più elevati per continuare a ricavare energia dalle fonti esauribili. La spiegazione di questo andamento è dovuta al fatto che nelle fasi iniziali di sfruttamento i giacimenti sono estesi ed i costi di estrazione sono bassi. Man mano che i giacimenti di maggiori dimensioni iniziano ad esaurirsi è necessario indirizzarsi verso giacimenti più piccoli e profondi ed estrarre a costi più elevati per far fronte alle sempre maggiori richieste della domanda. Per cui, ad una prima fase di rapida crescita segue una fase di crescita più contenuta, fino a raggiungere il picco di produzione, da cui inizia la fase di declino accompagnata, da un lato, da un aumento dei prezzi dei carburanti, e dall’altro lato, da una contrazione dei ritmi di crescita dei sistemi economici, contrazione che si traduce in una fase di recessione e di instabilità politica.

Sebbene non ci siano certezze in merito, da più parti si afferma che il picco di Hubbert per l’estrazione del petrolio a livello modiale sia già stato superato e si è vicini al picco anche per altre risorse, come il gas naturale e il carbone.

Quale risposta, dunque, al picco del petrolio? Come reagire al sempre più vicino esaurimento delle risorse fossili?

La soluzione risiede nell’affidarsi alle risorse rinnovabili che, per definizione, non sono soggette ad esaurimento, e non dipendono da alcuna estrazione, commercializzazione o lavorazione di materia prima. Incentivare ed incrementare l’utilizzo di fonti energetiche alternative e rinnovabili di produzione di energia permette di mantenere buoni i livelli di produzione e consumo, apportando anzi un miglioramento dal punto di vista qualitativo, riducendo drasticamente il livello di gas serra emesso in atmosfera. Tutto ciò permetterebbe anche di incanalarci in un sentiero di sviluppo economico coerente con l’idea di sviluppo sostenibile, nel quale il soddisfacimento dei bisogni delle generazioni attuali non compromette la possibilità delle generazioni future di soddisfare i propri.



“Tecnologie energetiche pulite, fotovoltaico, fonti rinnovabili: queste le leve per uno sviluppo sostenibile e consapevole. Il giornalismo ambientale e le nuove tecnologie sono ottimi strumenti di condivisione per tracciare nuove strade”

Alessandro Fuda

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