Bolletta elettrica alta? Smentire il luogo comune che vede la bolletta dell’energia elettrica appesantita dagli incentivi alle fonti di energia rinnovabile: questo è l’obiettivo primario della APER, L’Associazione che riunisce i produttori di energia rinnovabile che a questo scopo ha pubblicato il dossier “Energie senza bugie”, ovvero un’analisi dell’incidenza dell’uso di fonti di energia alternative e rinnovabili sulla bolletta pagata dagli italiani.
Impreziosito dalle vignette ironiche nate dalla matita di Emilio Giannelli, il dossier prova a fare chiarezza sull’argomento. Come?
Prima di tutto individuando il vero responsabile della crescita del costo della bolletta, in larga parte dovuta alla sempre maggiore scarsità dei combustibili fossili i quali sono ancora la fonte di energia preponderante e con il passare del tempo sono destinati inevitabilmente a vedere lievitare il proprio costo come già accaduto in passato.
Negli ultimi dieci anni sarebbe infatti cresciuto del 300% il costo del petrolio e del 400% quello del gas con il conseguente sempre maggiore appesantimento della bolletta energetica pagata dall’Italia ai paesi esportatori. Ogni investimento dedicato a incentivare le rinnovabili, sottolinea il dossier, comporta invece un futuro risparmio e contribuisce a diminuire la dipendenza energetica del paese: già oggi la cifra risparmiata ammonterebbe a non meno di 30 miliardi euro.
Le energie rinnovabili si presentano non solo come mezzo di crescita del sistema paese ma anche come un importante opportunità di risparmio per le famiglie le quali possono scegliere di produrre almeno parzialmente l’energia domestica necessaria implementando un piccolo impianto: la crescita delle tecnologie ha consentito negli ultimi anni un vero e proprio boom della “generazione diffusa” e sono maturi i tempi perché si possa cominciare a parlare di energia a km 0, direttamente dal produttore al consumatore.
Un fattore di crescita della bolletta elettrica è inoltre la mancanza di concorrenza. Sul tema il contributo dato dal settore delle rinnovabili, fa notare il dossier, è fondamentale: con 5000 aziende produttrici in più negli ultimi 5 anni il consumatore può godere degli effetti della maggiore competizione sul prezzo e la qualità del servizio.
L’operazione verità non manca di smascherare i veri colpevoli dei costi in bolletta: il “decomissioning” del nucleare, ovvero lo smantellamento delle centrali in seguito al referendum dell’87 che decretò la rinuncia del paese a quella fonte di energia, è già costato agli italiani 20 miliardi di euro.
È pur vero che gli incentivi alle rinnovabili sono costati 7,5 miliardi nel 2011 ma, fa notare APER, si tratta pur sempre di un investimento ed è comunque un decimo di quanto speso dagli italiani in scommesse.
Inoltre le rinnovabili non sono le uniche a godere degli incentivi: nelle bollette degli italiani sono riversati 3 miliardi di costi che servono ad incentivare, tra gli altri, i CIP 6 che fonti rinnovabili non sono ma che ad esse vengono assimilate.
Quali che siano gli incentivi al settore delle rinnovabili, quest’ultimo si presenta quale un formidabile attore della scena economica nazionale nell’ottica di un’auspicata ripresa: solo nei prossimi otto anni sono previsti 60 miliardi di euro di investimenti che potrebbero portare nel 2020 ad impiegare in quest’ambito 250 mila persone, più del doppio delle attuali 110 mila.
Un attore che rimane comunque italiano mentre – conclude “energie senza bugie” – attualmente il 75% dell’energia utilizzata in Italia viene da fonti fossili quasi interamente straniere.
“Tecnologie energetiche pulite, fotovoltaico, fonti rinnovabili: queste le leve per uno sviluppo sostenibile e consapevole. Il giornalismo ambientale e le nuove tecnologie sono ottimi strumenti di condivisione per tracciare nuove strade”
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