In un precedente articolo avevamo visto perchè il fotovoltaico inizia a rendere anti-economiche le tradizionali centrali a combustione, soprattutto in alcune fasce orarie e per alcune tipologie di clienti.
Fotovoltaico ed eolico competitivi rispetto al termoelettrico.
La diffusione del fotovoltaico e dell’eolico, infatti, nel sistema energetico nazionale sta rendendo decisamente competitiva la produzione di energia rinnovabile rispetto all’ energia prodotta dalle tradizionali centrali elettriche, molto più onerose da far funzionare e dipendenti dal reperimento delle materie prime combustibili.
Nelle ore diurne, ore di punta della domanda energetica, il fabbisogno è coperto, molto più di prima, dalla produzione da fonti rinnovabili che, secondo le normative, hanno la priorità di utilizzo in rete rispetto alle altre centrali energetiche “tradizionali”.
Questo significa che le tradizionali centrali termoelettriche, a gas, a carbone o ad olio combustibile, che sono tra quelle più inquinanti, iniziano finalmente ad essere in competizione con le centrali elettriche da fonti rinnovabili, producendo e vendendo energia (inquinante) a costi maggiori. Si avvicina dunque il momento della tanto attesa grid parity, o punto di pareggio tra il costo del Kwh prodotto da rinnovabili e quello prodotto dalle tradizionali tecnologie inquinanti.
In definitiva, le rinnovabili, in particolare eolico e fotovoltaico, fanno diminuire il costo dell’energia di giorno, nelle ore di picco della domanda, per l’abbondanza dell’offerta e per la “gratuità” della materia prima (il Sole).
Quali sono le prime conseguenze di questa nuova realtà energetica in Italia? La prima conseguenza è la chiusura, per fallimento, delle prime centrali elettriche. In maggiore difficoltà sono le centrali ad olio combustibile che vengono ormai fatte funzionare “a regime minimo”, solo per coprire il “fabbisogno di emergenza”.
Avendo però elevati costi fissi di gestione, ovvero dei costi minimi di funzionamento che incidono a prescindere dalla produzione di energia elettrica, ecco che diventano decisamente centrali anti-economiche. Iniziano così a chiudere i battenti.
Le centrali termoelettriche che chiudono
Le centrali termoelettriche inquinanti che chiuderanno sono almeno tre (fonte: http://it.ibtimes.com/).
La prima è la centrale termoelettrica ad olio combustibile di San Filippo del Mela a Milazzo in Provincia di Messina, centrale Edipower. Si tratta di un “eco-mostro” molto grosso, di 1.280 Megawatt (1,2 Gigawatt) che già ha avuto negli anni più volte problemi con le autorizzazioni ambientali e con la popolazione locale in fermento contro questo mostro da parecchio tempo.
La seconda è la centrale a carbone di Brindisi, anch’essa di 1,2 Gigawatt di potenza, anch’essa firmata Edipower, anch’essa fortemente contestata dalla popolazione locale. Questa centrale è stata addirittura sequestrata nel 2005 dalla magistratura perchè non a norma, chiusa per un periodo ha poi riaperto a mezza potenza.
La terza è la centrale API di Falconara, centrale elettrica ad “Integrated Gasification Combined Cycle” (IGCC). Chiuderà dal 2013 ed ha sospeso i progetti di costruzione di nuove centrali sul territorio.
Le prime centrali termoelettriche in Italia iniziano quindi a chiudere.
Sicuramente fattore positivo per l’Ambiente. Se iniziano a chiudere per la loro anti-economicità, significa che ben presto le rinnovabili , che già in alcune condizioni e contesti risultano essere competitive rispetto alle centrali a gas o a carbone, potranno prendere piede in maniera più o meno spontanea e “naturale”.
Questo è un beneficio non solo ambientale , ma anche economico: minori costi di importazione di energia dall’estero, minori costi di importazione di gas, carbone ed altri combustibili dall’estero, ecc… maggiore autonomia ed indipendenza energetica (se non addirittura possibilità di esportare energia pulita in altri paesi).
Un fattore da governare al meglio sarà infine quello della riconversione dei lavoratori di queste centrali in chiusura ai nuovi siti produttivi puliti in start up.
“Tecnologie energetiche pulite, fotovoltaico, fonti rinnovabili: queste le leve per uno sviluppo sostenibile e consapevole. Il giornalismo ambientale e le nuove tecnologie sono ottimi strumenti di condivisione per tracciare nuove strade”
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