Calcolare il rendimento di un impianto fotovoltaico vuol dire calcolare i benefici che puoi ottenere in relazione ai costi sostenuti per la realizzazione dell’impianto. Installare un impianto fotovoltaico conviene? Converrà ancora anche per i prossimi anni? Per rispondere a queste domande è fondamentale saper calcolare in maniera più realistica possibile il rendimento dell’impianto fotovoltaico negli anni, considerando tutti i possibili fattori, stime di produzione, rischi, guadagni diretti ed indiretti, il prezzo dell’energia, ecc..
I costi sono per lo più le spese iniziali e, in misura minore, i costi di mantenimento negli anni dell’impianto fotovoltaico. I benefici, invece, sono quelli derivanti dalla produzione di energia pulita sui 25-30 anni. Come per ogni scelta, si tratta di un rapporto tra costi e benefici in un determinato periodo temporale: è da questo rapporto che dipende il rendimento di un impianto fotovoltaico negli anni. Se sui 25-30 anni il rendimento economico è nel complesso sufficientemente maggiore dei costi totali sostenuti per l’acquisto, l’installazione ed il mantenimento dell’impianto fotovoltaico, allora l’investimento per il fotovoltaico è un buon investimento, buon investimento e “basso rischio”.
Ma come calcolare il rendimento di un impianto fotovoltaico?
Calcolare il rendimento di un impianto fotovoltaico non è una semplice operazione. Come è ovvio ogni impianto ed ogni specifica situazione installativa è “a sè”. Ci sono diverse variabili in gioco tra costi e benefici.
Ci sono diverse variabili in gioco sulle spese: dal prezzo di installazione “chiavi in mano”, al prezzo di un’eventuale assicurazione, manutenzione o mantenimento impianto sui 25-30 anni. Così come per le spese, ci sono altrettante variabili sui benefici economici dell’impianto: dalla regione di installazione (che determina la produttività dell’impianto fv), all’orientamento e inclinazione dei pannelli fv, al tipo di agevolazione scelta (incentivi del conto energia, detrazioni fiscali, scambio sul posto, ritiro dedicato, ecc…), fino alle modalità di consumo cioè: a prevalenza di autoconsumo o a prevalenza di immissione in rete.
Le variabili in gioco sono tante, però, a scopo illustrativo, possiamo dettagliare i principali fattori che determinano il rendimento di un impianto fotovoltaico.
La stima dei costi
La prima cosa da fare è la stima dei costi.
Tra i costi possiamo annoverare i costi di installazione “chiavi in mano” dell’impianto fotovoltaico ed i costi di mantenimento dell’impianto degli anni. Tra i costi potrebbe essere una buona idea annoverare anche il costo di un piccolo sistema di accumulo che, se ben utilizzato, aiuterà ad aumentare la quota di autoconsumo complessiva, aumentando il risparmio complessivo derivante dall’utilizzo domestico (o aziendale) dell’impianto fotovoltaico.
Si calcola che già oggi un impianto fotovoltaico senza incentivi e senza detrazioni fiscali risulta abbastanza conveniente se raggiunge una quota di autoconsumo pari al 70% del fabbisogno energetico dell’abitazione.
Sui costi chiavi in mano per un piccolo impianto fotovoltaico domestico da 3 kw di potenza (25 mq su tetto a falda) oggi si trovano in rete prezzi di circa 2.300-2.600 €/Kw. A questi costi ci sono da aggiungere quelli per le eventuali pratiche burocratiche gse per l’accesso agli incentivi, costi di allacciamento (se non già inclusi nel prezzo “chiavi in mano”), i costi per l’eventuale sostituzione dell’inverter dopo 10 anni, i costi per l’assicurazione, i costi di manutenzione.
La stima dei benefici
A far da “contraltare” ai costi ci sono i benefici derivanti dall’utilizzo a regime dell’impianto fotovoltaico. Qui parliamo solo dei benefici economici, tralasciando in questa sede i benefici ambientali e collettivi.
Il primo beneficio deriva dalla quantità di energia pulita prodotta che può essere autoconsumata in sito oppure immessa e valorizzata economicamente dalla rete. Un impianto fotovoltaico in Italia produce circa 1.100 Kwh/kw l’anno nel nord Italia e anche più di 1.500 Kwh per kw installato l’anno nel sud Italia. Questa è l’energia producibile dal fotovoltaico in Italia e che può essere conteggiata tra i benefici economici.
Il beneficio dell’energia auto-prodotta ed autoconsumata in sito è misurabile in relazione a quanta energia posso evitare di prelevare dalla rete elettrica. Se l’energia elettrica in rete la pago 0,25-0,30 €/kwh, l’energia che riesco ad auto-generare ed autoconsumare in sito mi fara risparmiare 0,25-0,30 € per ogni kwh auto-consumato. Questa quota andrà, insieme ad altre, ad ammortizzare il costo dell’impianto fotovoltaico. Il principio è semplice: più riesco ad autoconsumare e più ottengo benefici economici.
Ovviamente i benefici economici dell’autoconsumo saranno tanto maggiori quanto più costerà l’energia in bolletta negli anni a venire. Un fattore che spesso non si tiene abbastanza in considerazione, infatti, è quanto aumenterà il prezzo dell’energia elettrica in bolletta per i prossimi 25-30 anni, periodo in cui il tuo impianto potrà rispondere al tuo fabbisogno energetico.
Un altro beneficio derivante dall’energia prodotta, alternativo all’autoconsumo in sito, è quella derivante dall’immissione in rete e della sua valorizzazione economica da parte del Gse (il Gestore dei Servizi Energetici). Qui si apre il discorso a due diverse forme di valorizzazione dell’energia ceduta alla rete: lo scambio sul posto o il ritiro dedicato. Queste sono due alternative modalità di ritiro dell’energia da parte del gse: il mio impianto fotovoltaico immette in rete energia e il Gse mi ricompensa attraverso il meccanismo dello scambio sul posto o del ritiro dedicato. In questi articoli trovi una guida completa allo scambio sul posto e in quest’altro trovi le modalità ed il prezzo di ritiro dell’energia in regime di ritiro dedicato.
Queste due soluzioni (scambio sul posto o ritiro dedicato) sono alternative fra loro e alternative alle tariffe incentivanti del quinto conto energia, ormai in esaurimento.
Un ulteriore fonte di beneficio, (questa sì) cumulabile con scambio sul posto e ritiro dedicato, è la detrazione fiscale del 36% o del 50%. La detrazione fiscale è rivolta agli impianti al servizio dell’abitazione e permette di detrarre dalle tasse Irpef il 50% (da luglio 2013, il 36%) delle spese sostenute per la realizzazione dell’impianto fotovoltaico.
Come si intuisce, ad oggi, calcolare una stima dei benefici non è cosa semplice, perchè ci sono ancora molte opzioni disponibili per valorizzare l’energia prodotta dall’impianto. Il punto certo, in ogni caso, è che il fotovoltaico posto direttamente al servizio delle utenze, in autoconsumo, è quello che garantisce la maggiore convenienza ed il migliore rientro economico dall’investimento.
Riassumendo…
In definitiva per calcolare il reale rendimento di un impianto fotovoltaico bisogna avere chiari almeno questi “fattori base”:
- il costo “chiavi in mano” dell’impianto fotovoltaico (con eventuali batterie per innalzare la quota di autoconsumo)
- il costo di mantenimento negli anni dell’impianto (costi sempre e comunque molto bassi)
- la stima dell’energia producibile sui 25-30 anni
- la quota di autoconsumo prevista
- la stima del costo dell’elettricità in bolletta per i prossimi 25-30 anni
- il tipo di contratto di ritiro dell’energia stipulato con il Gse (incentivi o scambio sul posto+detrazioni o ritiro dedicato+detrazioni o nessuno di questi)
Questi sono i punti minimi da tenere in considerazione per valutare e calcolare il rendimento di un impianto fotovoltaico.
“Tecnologie energetiche pulite, fotovoltaico, fonti rinnovabili: queste le leve per uno sviluppo sostenibile e consapevole. Il giornalismo ambientale e le nuove tecnologie sono ottimi strumenti di condivisione per tracciare nuove strade”
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