L’energy manager per risparmiare sui costi energetici: chi è? E quali requisiti deve avere?
Negli ultimi anni, la questione ambientale ha catalizzato l’attenzione dell’opinione pubblica rendendo evidente la necessità di intervenire su tutti i fronti energetici per ottimizzare le risorse a nostra disposizione. E così si è parlato sempre più spesso della figura dell’energy manager: vediamo di capire insieme di che cosa si occupa.
L’energy manager è un professionista che si occupa della gestione energetica di un edificio (commerciale, industriale o residenziale) di modo da mantenerne costantemente monitorati i consumi e proporre interventi mirati che ne ottimizzino l’efficienza. L’obbiettivo, come sempre, è quello di ottimizzare e risparmiare energia, per risparmiare in bolletta. Tenuto conto del fatto che i consumi energetici sono fonte di inquinamento e di spreco economico, l’energy manager aiuta sia l’ambiente, sia i bilanci delle grandi aziende. Per questo motivo la normativa prevede che, entro il 30 aprile di ogni anno, tutte le grandi aziende energivore debbano nominare un energy manager come responsabile dei consumi energetici dell’azienda stessa. Presso il Fire, Federazione Italiana per l’uso Razionale dell’Energia, sono custoditi i registri con tutte le nomine degli energy manager. Le aziende inadempienti saranno escluse dal meccanismo dei certificati bianchi.
L’energy manager può essere assunto alle dipendenze dell’azienda (ipotesi residuale, limitata per lo più ai grandi complessi industriali) o più frequentemente è un collaboratore esterno. Nelle aziende si occupa di stendere e gestire il bilancio energetico aziendale.
La sua attività consiste nel monitoraggio e nell’ottimizzazione dei consumi energetici dell’edificio: tramite periodici audit energetici e tramite l’analisi dei report statistici resi da programmi di controllo dei consumi l’energy manager ha l’obbiettivo di far conseguire all’azienda il maggior risparmio energetico possibile e non solo: consente all’azienda l’accesso ai titoli di efficienza energetica.
L’energy manager ha due funzioni generali: fare la diagnosi energetica aziendale e gestire i titoli di efficienza energetica dell’azienda.
Sulla scorta dai dati analizzati l’energy manager proporrà degli interventi manutentivi in grado di ridurre i consumi, regolerà gli impianti presenti nell’edificio di modo da ottimizzarne l’efficienza. Non solo: promuoverà l’adozione da parte delle risorse umane di comportamenti energeticamente virtuosi. Potrà, infine, dare il suo parere professionale in merito all’efficienza energetica di nuovi macchinari che siano da acquistare o di nuovi sistemi domotici, alleati fondamentali per conseguire il miglior risparmio energetico e per efficientare al meglio i processi produttivi.
L’energy manager è in generale una figura professionale ben più ampia di quella a cui solitamente viene ricondotto, cioè il tecnico responsabile per la conservazione e l’uso razionale dell’energia, previsto dalla legge 10/1991. Quest’ultimo, infatti, è una figura obbligatoria nelle realtà produttive (pubbliche e private) caratterizzate dai elevati consumi energetici (oltre i 10.000 tep/anno per i soggetti industriali ed oltre i 1.000 tep/anno per gli altri) il cui compito consiste nel monitorare e ridurre i consumi, nonché di promuovere l’adozione di azioni positive in tal senso. Il Tep è una unità di misura dei consumi energetici che letteralmente significa “Tonnellate Equivalenti di Petrolio”.
Attraverso la sua attività l’energy manager consente all’azienda di conseguire “titoli di efficienza energetica“, titoli negoziabili che certificano il conseguimento di obbiettivi nel risparmio energetico.
Dal quadro delineato emerge abbastanza chiaramente che la figura dell’energy manager sia complessa e richieda alta professionalità. Infatti, sono necessarie competenze trasversali che tocchino non solo l’energetica e la conoscenza tecnica-ingegneristica (primariamente le branche dell’elettrotecnica, termotecnica e impiantistica), ma anche solide basi di economia, nonché della legislazione in materia. Quanto al profilo personale, l’energy manager deve avere brillanti doti comunicative, spirito di leader e coordinamento del team energetico che guida.
La criticità della situazione ambientale così come la necessità e l’utilità di un’azienda di dotarsi della consulenza di un energy manager rendono questa figura sicuramente un profilo professionale con buoni sbocchi professionali.
Sebbene ad oggi non sia ancora richiesta l’iscrizione a un albo professionale per l’esercizio, così come non sono richiesti titoli di studio particolari o l’obbligatorietà di frequenza a corsi professionali, l’energy manager in genere possiede una solida conoscenza tecnica (secondo la circolare MICA 219/F del marzo 1992 il bagaglio culturale deve essere paragonabile a una laurea in ingegneria), da una consolidata formazione sul campo e, preferibilmente, dal possesso di certificazione di esperto in gestione dell’energia.
A livello accademico, l’offerta formativa si sta adeguando per proporre corsi universitari idonei alla formazione di un energy manager: in particolare, le facoltà di ingegneria propongono corsi ad indirizzo energetico e master post lauream a tema. Per i ragazzi che vogliano seguire questo percorso, una volta terminati gli studi, l’alternativa è la ricerca di un posto di lavoro presso società operanti nel settore energetico oppure presso studi di ingegneria impegnati nel settore di modo da iniziare a farsi, oltre alle basi teoriche, anche la giusta e indispensabile esperienza necessaria.
L’energy manager continuerà sempre ad aggiornarsi sulle novità sia in campo tecnologico che legislativo, tramite la frequenza a corsi di formazione e lo studio di riviste scientifiche e specializzate nel settore dell’energia.
Dal 1 luglio 2016 l’energy manager deve essere necessariamente un EGE: un Esperto in Gestione dell’Energia ai sensi del decreto legislativo 102 del 2014. La figura professionale dell’EGE è una professione certificata secondo la norma UNI CEI 11352.
Ecco cinque cose utili da sapere sull’energy manager
“Tecnologie energetiche pulite, fotovoltaico, fonti rinnovabili: queste le leve per uno sviluppo sostenibile e consapevole. Il giornalismo ambientale e le nuove tecnologie sono ottimi strumenti di condivisione per tracciare nuove strade”
Ultimi commenti