La micro generazione distribuita rappresenta una modalità di produzione decentralizzata dell’energia. La produzione avviene cioè per mezzo di piccole unità produttive, di potenza inferiore a 1 Mw, disseminate sul territorio e in prossimità del consumatore finale.
E’ una concezione “ribaltata” rispetto a quella tradizionale. Si tratta di un paradigma di produzione diametralmente opposto a quello che ha caratterizzato lo sviluppo industriale fino ad oggi, modello “accentratore” che prevede il funzionamento di poche grandi centrali elettriche che producono in “economie di scala” e distribuiscono l’energia ai consumatori anche a grandi distanze.
Il risvolto economico di questo accentramento produttivo è il monopolio o l’oligopolio dell’energia nelle mani di pochi grandi gruppi energetici.
Micro generazione distribuita : nuovo modello di produzione energetica
La micro generazione distribuita è sostanzialmente un modello produttivo decentrato, che concretamente si traduce in una moltitudine di piccoli impianti di produzione di energia dislocati sul territorio.
In generale ogni unità di produzione è un mini impianto, a combustione interna o esterna a seconda dei casi, che sfrutta un combustibile (o comunque una “fonte”) per generare energia e calore direttamente sul posto dove verranno utilizzati. E’ una modalità che, con l’impennarsi del costo dei combustibili fossili, sta avendo grande sviluppo in Italia nella sua applicazione “da fonti rinnovabili”. Questa diffusione sta avvenendo, grazie agli incentivi, soprattutto per quanto concerne gli impianti di micro cogenerazione distribuita da fonte solare termica e fotovoltaica per la produzione rispettivamente di calore e di energia elettrica.
I vantaggi della micro generazione distribuita : la riduzione delle dispersioni
I vantaggi rispetto alla produzione centralizzata, soprattutto nel caso della co-generazione che prevede lo sfruttamento del calore secondario, sono notevoli. Basti pensare a tutta l’energia che una grande centrale disperde nella distribuzione e che invece nella micro generazione può essere utilizzata sul posto. Gli impianti domestici di solito nascono per produrre calore ed energia per l’autoconsumo. Questi possono però produrre energia in più che può essere immessa in rete con il meccanismo di “scambio sul posto”. L’autoconsumo elettrico, lo scambio sul posto, e l’integrazione con l’impianto di riscaldamento della casa procura un evidente ed immediato risparmio nelle bollette elettriche e del gas.
Da un punto di vista macro economico l’affidarsi alle rinnovabili e al fotovoltaico per la produzione di energia comporta risparmio nell’uso di carburanti fossili ma anche, da un punto di vista politico economico, un sollievo alla bilancia commerciale del paese che importa meno gas e , da un punto di vista ambientale, una riduzione dell’inquinamento dovuta a una minore emissione di CO2.
Continuando a ragionare in una prospettiva nazionale si deve prendere in considerazione anche l’incremento occupazionale che la modalità di micro generazione distribuita produce disseminando sui territori una filiera ed un indotto con una miriade di produttori, manutentori, installatori, ecc…
L’attuale limite della microgenerazione distribuita da rinnovabili: il dispacciamento
Esistono però degli svantaggi, per lo più legati a “peccati di gioventù” della tecnologia legata all’uso delle rinnovabili. In particolare la produzione diffusa sul territorio di energia da fonti rinnovabili è soggetta a una forte variabilità e intermittenza legate alla natura stessa delle fonti rinnovabili: condizioni climatiche, fasce orarie, stagionalità, eventi atmosferici, ecc… L’energia prodotta in più non si può immagazzinare senza evidenti dispersioni e dis-economicità, questo produce problemi in fase di dispacciamento, problemi che occorrerà superare con l’implementazione di nascenti tecnologie funzionali alla creazione di vere e proprie smart grids (cioè: “reti intelligenti”) in grado di superare i limiti derivanti dalle fluttuazioni dei flussi energetici.
Un altro argomento classico a favore delle grandi centrali elettriche sono le economie di scala, ma in un quadro generale di forte produzione locale e decentralizzata da fonti rinnovabili, fonti per le quali non sono necessari nè distribuzione nè trasporto, questo vantaggio sta rapidamente andando a sparire. E’ noto come già oggi alcune centrali a gas non lavorano a sufficienza per generare un rendimento accettabile per gli investitori.
Forse è questo, attraverso la pressioni delle lobby energetiche, uno dei motivi che ha spinto il governo a tagliare e rendere più selettivi gli incentivi alle rinnovabili nel prossimo quinto conto energia: questo si concreterà in un favore ai pochi grandi produttori energetici e in uno “sgambetto”, come ha avuto modo di sottolineare il Presidente di Confartigianato Tullio Fanelli, alle circa 85 mila imprese che operano nel settore dando lavoro a circa 150 mila persone.
“Tecnologie energetiche pulite, fotovoltaico, fonti rinnovabili: queste le leve per uno sviluppo sostenibile e consapevole. Il giornalismo ambientale e le nuove tecnologie sono ottimi strumenti di condivisione per tracciare nuove strade”
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