Miliardi di cittadini che auto producono energia elettrica pulita , da fotovoltaico e non, scambiando quella in eccesso. Questa è l’idea della terza rivoluzione industriale sostenuta da Jeremy Rifkin che, in un futuro non molto lontano, immagina un mondo fatto di mobilità elettrica, abitazioni eco-sostenibili e autoproduzione / scambio di energia creata da fonti rinnovabili.
Chi è Jeremy Rifkin
J. Rifkin, studioso e fondatore, tra le altre, della “Foundation on Economic Trends” di Washington, è uno dei maggiori esperti di economia globale nonché studioso del rapporto oggi intercorrente tra l’evoluzione della scienza e della tecnologia, da un lato, e lo sviluppo economico, l’ambiente e la cultura, dall’altro. Intellettuale, professore emerito e studioso di fama modiale, Rifkin è autore di innumerevoli volumi tradotti e studiati nelle università di tutto il mondo. Alcuni titoli: Entropia (2000), Economia all’idrogeno (in cui propone l’idea del “Worldwide Energy Web”, 2002) e “La civiltà dell’empatia” (2010).
Rifkin interviene in tutto il mondo come opinionista e pubblica i propri interventi su quotidiani e periodici europei tra i quali il britannico “The Guardian“, lo spagnolo “El Pais” come anche “L’espresso” in Italia e la “Suddeutsche Zeitung” in Germania.
Rifkin è attivo, oltre che un USA, anche in Europa come consigliere di capi di governo. Ha operato come consigliere personale sulle questioni energetiche di Romano Prodi quando fu Presidente della Commissione Europea. In Italia è stato consulente per il Ministero dell’Ambiente.
In Puglia insieme al ministero dell’Ambiente, alla Regione, ed all’”Università dell’idrogeno” fa nascere nel 2008 un progetto triennale (costo di 5 milioni di euro) per la costruzione di distributori di idrogeno (prodotto in loco da fonti rinnovabili), metano e idrometano.
La sua idea : fonti rinnovabili per produrre idrogeno e stoccare energia
- Fonti energetiche rinnovabili ( fotovoltaico e non solo)
- tecnologia computerizzata applicata all’efficienza energetica
- mobilità elettrica sostenibile
Queste sono le tre chiavi per passare, secondo Rifkin, da una produzione energetica centralizzata ad una de-centralizzata, dove le persone producendo energia in modo autonomo, potranno condividere (esattamente come oggi si fa con le reti web) l’energia prodotta e scambiare la produzione in eccesso.
Il termini usati sono quelli di “reti intelligenti” e “inter grid”. Per intenderci l’idea è quella del meccanismo che già è in atto con le reti web: ogni utente, che è anche produttore di file e di informazioni, crea e condivide in rete. Altri utenti hanno poi la possibilità di recepire e “stoccare” le informazioni nei propri computer.
Come può avvenire tutto ciò con le energie rinnovabili? Attraverso, secondo lo studioso, una rete tecnologica e intelligente di scambio e attraverso la possibilità di stoccare per mezzo dell’idrogeno l’energia prodotta da fonti rinnovabili e non immediatamente autoconsumata.
Come avviene nello specifico questa produzione energetica ad impatto zero è spiegabile in poche parole: le fonti rinnovabili, nei momenti in cui producono energia in eccesso (non immediatamente autoconsumata), potranno andare ad alimentare dei processi di elettrolisi, processi attraverso i quali avviene la separazione, partendo dall’acqua, dell’ossigeno dall’idrogeno. L’idrogeno può essere stoccato e riutilizzato come combustibile ad impatto zero, quando viene meno la produzione da fonti rinnovabili.
La posizione di J. Rifkin sul Nucleare
Rifkin sostiene che quella del Nucleare non è ad oggi la strada percorribile. Al mondo ci sono 400 centrali nucleari, alcune ormai obsolete, che producono il 5 per cento del fabbisogno energetico mondiale.
I problemi per questo tipo di produzione energetica sono almeno due:
- la questione delle scorie radioattive e del loro smaltimento
- la questione dell’eccessivo utilizzo di acqua per il raffreddamento dei reattori nucleari
Siamo sicuri che il nucleare possa realmente rappresentare una forma di produzione energetica a basso impatto ambientale? Il rischio è quello di guardare solo all’eliminazione della Co2 senza vedere l’enorme danno che si farà alle generazioni future in termini di rifiuti radioattivi e di bacini idrici “surriscaldati”. Senza considerare ovviamente i rischi di possibili incidenti, nella storia già verificatesi.
“Tecnologie energetiche pulite, fotovoltaico, fonti rinnovabili: queste le leve per uno sviluppo sostenibile e consapevole. Il giornalismo ambientale e le nuove tecnologie sono ottimi strumenti di condivisione per tracciare nuove strade”
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