Il fotovoltaico in Italia ha un migliore potenziale rispetto ad altri paesi europei: il sole irradia la sua luce in quantità molto maggiore rispetto agli altri paesi europei (Spagna esclusa). La caratteristica morfologica dell’Italia gioca a vantaggio del solare: oltre alla sua latitudine ed al posizionamento geografico, è una terra dalle mille potenzialità quando si pensa alle fonti rinnovabili.
Ma qual è la stima della produzione del fotovoltaico in Italia? Il solare in Italia produce la stessa quantità di energia che genera in un paese del nord europa?
E’ vero, come abbiamo più volte affermato, che la convenienza del fotovoltaico è sempre un rapporto tra costi (economici) e benefici (economici), però è anche vero che a parità di altri fattori, la stima della produzione può fare la differenza. Il calcolo della producibilità di un impianto fotovoltaico dipende non solo dalla qualità dei pannelli fotovoltaici, dall’orientamento e dall’inclinazione dei moduli rispetto al sole, ma anche dal luogo di installazione dell’impianto.
Solo a titolo di esempio: il fotovoltaico nel nord Italia produce il 20% in meno rispetto ad un impianto realizzato nel sud Italia.
In numeri: la stima della produzione del fotovoltaico a Milano è di 1.200 Kwh/Kw/anno, mentre la stima della produzione a Palermo è di 1.500 kwh/kw/anno.
- Il kwh (chilowattora) è la quantità di energia prodotta in un’ora. In bolletta indica il consumo effettivo di elettricità;
- Il Kw (o nel caso degli impianti fotovoltaici il chilowattdipicco – Kwp) è la potenza producibile dall’impianto in condizioni ottimali (condizioni “standard”);
- Ogni Kw di potenza richiede una superficie di circa 7-9 metri quadrati, dipende dal tipo di pannelli. I pannelli con tecnologia a film sottile richiedono superfici maggiori dei classici moduli mono e poli cristallini;
- Ogni Kw di potenza è costituito da circa 4-5 dei classici pannelli fotovoltaici in silicio mono o poli cristallino.
In linea generale: i pannelli monocristallini in condizioni ottimali necessitano di meno superficie per produrre un kw. I pannelli policristallini necessitano di superfici leggermente maggiori, i pannelli in silicio amorfo (e film sottile) richiedono superfici maggiori (ma hanno altri “punti di forza” in quanto a rendimenti).
Un impianto solare da 3 Kwp di potenza produrrà a Milano circa 3.600 Kwh l’anno. A Palermo la stima della produzione media sarà invece di 4.500 kwh l’anno.
Un cosa da sapere: la produzione dei pannelli fotovoltaici ha un calo fisiologico di produzione sul lungo periodo. Mediamente, ed è qui che si gioca la differenza di qualità tra i moduli fv, è di circa l’1% l’anno. Dopo 20 anni l’impianto produrrà circa il 20% in meno rispetto a quanto produceva il primo anno. Ovviamente ogni tipo di pannello ha le sue caratteristiche specifiche, ma in linea generale, la tecnologia prevede cali di rendimento di quest’ordine di grandezza, da tenere in considerazione nel piano di rientro dall’investimento.
Quando si decide di realizzare un impianto fotovoltaico è dunque fondamentale avere un’idea più realistica possibile di quanto questo potrà produrre perchè in base alla stima di produzione si avrà un’idea della convenienza dell’operazione.
Come faccio a calcolare tutto ciò?
Posso avere un’idea della stima della produzione del mio impianto fotovoltaico?
Ovviamente la migliore stima dei rendimenti si ottiene misurando e confrontando i dati di molti impianti. Vi sono a livello europeo diversi istituti di ricerca che si occupano di “riempire database” e di redigere tabelle “ufficiali” e “standardizzate”, prese a riferimento da diversi progettisti e installatori per calcolare le stime di producibilità inserendo la locazione geografica, l’inclinazione e l’orientamento dei moduli. Uno di questi è il PVGIS un tool online ufficiale (curato da un istituto di ricerca della Comunità Europea) che contiene anche una mappa interattiva. PVGIS sta per “Photovoltaic Geographical Information System”.
“Tecnologie energetiche pulite, fotovoltaico, fonti rinnovabili: queste le leve per uno sviluppo sostenibile e consapevole. Il giornalismo ambientale e le nuove tecnologie sono ottimi strumenti di condivisione per tracciare nuove strade”