Il rispetto ambientale si può, anche nei centri commerciali. Basta volerlo. I centri commerciali sono comunemente vere e proprie “cattedrali del consumo”, non solo di “feticci”, ma anche di energia. Sono tra le prime strutture energivore dopo le grandi industrie manifatturiere. Basti pensare all’ elettricità utilizzata per illuminarli dentro e fuori, per riscaldarli in inverno e per raffrescarli in estate. Basti pensare ai “comparti frigoriferi” ed ai magazzini, alle casse, alle scale mobili, ascensori, ecc… Basti pensare alle inefficienze ed agli sprechi energetici e termici che spesso li contraddistinguono.
Il centro commerciale “Nave de Vero”, ubicato sulla Strada Statale Romea a Marghera (Ve), è il primo centro commerciale “smart” che ha ottenuto la certificazione Breeam per essere stato progettato e costruito interamente rispettando rigorosi criteri ambientali e di risparmio energetico. Soluzioni all’avanguardia e tecnologia green per ridurre al minimo l’impatto ambientale, un ottimo esempio di eco-bioarchitettura applicata al pubblico esercizio.
Il centro commerciale è di proprietà del Gruppo Corio, ma i lavori sono stati progettati dallo studio Milanese&Modena di Mestre ed effettuati dal Gruppo Moretti di Brescia.
Non solo le tecnologie utilizzate nel centro commerciale sono orientate al risparmio energetico, ma anche i materiali utilizzati hanno una importante valenza ambientale: legno per le elevate prestazioni energetiche, pietra e finiture di pregio con materiali di ridotto impatto ambientale, vernici e collanti meno inquinanti, utilizzo di materiali disponibili sul luogo o riciclati, ecc.. Il tutto cercando di diminuire il più possibile anche la filiera produttiva e l’energia utilizzata per la costruzione.
Il centro commerciale Nave de Vero (inaugurato nel mese di aprile) è uno tra i più innovativi centri commerciali europei: ha ottenuto infatti la esclusiva certificazione Breeam (Bre Environmental Assessment Method), ossia il protocollo di valutazione ambientale che identifica lo standard della bioedilizia di migliore qualità.
In quella che era l’area industriale di Porto Marghera la realizzazione del centro commerciale ha riqualificato il territorio e la viabilità dell’intera zona con un indubbio vantaggio, tra l’altro, anche per gli abitanti dell’intera area in quanto a servizi, viabilità e ambiente.
Il centro commerciale “Nave de Vero” si identifica a pieno titolo come “progetto-pilota” che può essere un buon modello costruttivo assolutamente green replicabile anche in altri territori.
Ecco qualche informazione di dettaglio.
Il centro ha raggiunto una soglia di risparmio energetico del 60% rispetto alle tradizionali costruzioni e, grazie, all’applicazione di vetrate, ha aumentato lo sfruttamento della luce naturale di oltre il 20% aumentando, tra l’altro, la qualità dell’illuminazione per lavoratori e clienti.
Ovviamente, risparmio energetico e risparmio economico vanno sempre di pari passo, come vanno in parallelo il risparmio energetico e l’autoproduzione di energia pulita: 4 grandi “vele fotovoltaiche” rivolte verso il sole producono per il centro fino a 106 mila kwh l’anno di corrente elettrica, energia pulita ed autogenerata a disposizione del centro commerciale. Energia green da sfruttare nel momento stesso della sua produzione.
Come se non bastasse, le pavimentazioni esterne, il suolo che ricopre le arre pedonali ed i parcheggi, sono permeabili (per il recupero dell’acqua piovana) e “fotocatalitiche”. Le pavimentazioni fotocatalitiche utilizzano processi chimici simili alla fotosintesi clorofilliana in grado di depurare chimicamente l’aria assorbendo CO2.
Non solo: il centro commerciale utilizza anche sistemi di recupero del calore e sistemi di ricambio dell’aria che ri-utilizzano il calore residuale interno migliorando la qualità degli ambienti interni.
Il centro ha tutte le carte in regola, “certificate”, per divenire un interessante modello guida per altre simili realizzazioni.
“Tecnologie energetiche pulite, fotovoltaico, fonti rinnovabili: queste le leve per uno sviluppo sostenibile e consapevole. Il giornalismo ambientale e le nuove tecnologie sono ottimi strumenti di condivisione per tracciare nuove strade”
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