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Vetro solare cinese, UE impone dazi doganali

Ultimo aggiornamento: 17-04-2014

Così come accade per i pannelli fotovoltaici, anche per il vetro solare cinese vengono imposti dei dazi doganali per preservare il mercato europeo dal rischio dell’eccessiva concorrenza asiatica che metterebbe in seria difficoltà i produttori europei: un eccessivo ribasso dei prezzi di mercato, infatti, sarebbe rischioso per gli introiti dei produttori locali (europei).

Stando a quanto riportato dall’agenzia di stampa internazionale Reuters, l’Unione Europea avrebbe deciso di imporre dei dazi doganali sull’importazione del vetro solare dalla Cina.

Gli stati dell’Unione hanno quindi approvato la decisione della Commissione Europea, che aveva optato per l’imposizione di dazi provvisori, per i quali ora sarà possibile estendere la durata fino a cinque anni.

La scelta della Commissione non deriva dalla sola necessità di proteggere il mercato all’interno dall’Unione, ma dalla constatazione che il prezzo di vendita del vetro solare, così come era per i pannelli fotovoltaici, ha raggiunto livelli che sfiorano la concorrenza sleale. La supposizione, infatti, è che i produttori cinesi ricevano finanziamenti diretti dal governo cinese che consentono di vendere i loro prodotti a prezzi bassissimi, a discapito dei produttori europei che invece producono a costi molto superiori.

Per questo motivo la Commissione Europea già dallo scorso novembre aveva deciso di adottare il provvedimento su sollecitazione dell’associazione europea dei produttori di vetro solare, EU Pro Sunglass, che aveva sollevato il dubbio sulla regolarità dei prezzi applicati dalla concorrenza cinese.

vetro solare

Per il vetro solare, dunque, sarà attuato lo stesso meccanismo già adottato per i pannelli fotovoltaici cinesi con le norme anti-dumping.

Si è stabilito che i dazi saranno in vigore a partire dalla fine del prossimo maggio, con percentuali di sovrapprezzo variabili tra il 17,1 e il 42,1 per cento.

Meglio tardi che mai: la decisione, infatti, arriva in ritardo di alcuni mesi rispetto a quanto fu rischiesto dalle associazioni di categoria europee. Queste, infatti, avevano chiesto che si prendessero provvedimenti per le importazioni già a partire dall’inizio del 2014. I dazi entreranno a regime con circa 6 mesi di ritardo.

Il mercato europeo della produzione di vetro solare rappresenta solo una minima parte rispetto a quanto viene utilizzato nel mondo. Il mercato locale infatti vale circa 200 milioni di euro, contro i 290 miliardi di quello cinese (stando ai dati 2012), ma questa disparità potrebbe essere viziata dai presunti aiuti diretti (illeciti) dal governo alle aziende cinesi, già citati in precedenza.

Non è la prima volta però che la disputa sulle importazioni del vetro solare cinese si accende: già nel 2011 l’Unione Europea e la Cina si affrontarono in una discussione sul possibile dumping esercitato dal gigante orientale per la produzione di vetro e di componenti per gli impianti solari, per un volume d’affari di 21 miliardi di euro nel solo 2011.

All’epoca la Commissione Europea propose di applicare sanzioni molto pesanti, ma fu ostacolata dal parere negativo di alcuni stati membri e decise quindi di fissare un prezzo per parte delle importazioni, senza tuttavia applicare dazi o bloccarle del tutto.

L’associazione europea dei produttori di vetro solare EU Pro Sunglass, questa volta ha deciso di esercitare maggiori pressioni affinchè la Commissione e gli stati dell’Unione Europea prendessero un provvedimento forte: ai loro occhi appare infatti incredibile e viziata da concorrenza sleale la disparità di prezzi applicata dai produttori cinesi.

Per avere un’idea di cosa voglia dire la concorrenza asiatica, con i suoi costi di produzione, basti pensare che, secondo le stime, il vetro solare prodotto in Cina costa intorno ai 4 euro al metro quadro, mentre sono necessari tra i 7 e i 9 euro per averne lo stesso quantitativo prodotto in europa preservando un margine di guadagno accettabile per la sostenibilità dell’impresa.

“Tecnologie energetiche pulite, fotovoltaico, fonti rinnovabili: queste le leve per uno sviluppo sostenibile e consapevole. Il giornalismo ambientale e le nuove tecnologie sono ottimi strumenti di condivisione per tracciare nuove strade”

Alessandro Fuda

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