Bisogna agire con urgenza per ridurre le emissioni di gas serra in atmosfera: a dirlo è il report elaborato dal gruppo di lavoro della commissione intergovernativa sui cambiamenti climatici. Secondo il rapporto IPCC bisogna intervenire da subito per rallentare il processo di riscaldamento globale in atto. Le soluzioni sono numerose: si può e si deve intervenire da un lato per disincentivare l’utilizzo delle fonti fossili e dall’altro per migliorare l’efficienza energetica a livello globale.
Il rapporto è stato elaborato a partire dall’analisi di oltre 10.000 articoli scientifici. Le due questioni che hanno animato i membri della commissione riguardano le azioni da adottare per ridurre le emissioni di gas serra e le politiche che permettano di fermare il riscaldamento globale.
Il riscaldamento globale è una conseguenza diretta dell’aumento dei gas serra immessi in atmosfera e a partire dagli anni ’70 entrambi hanno accelerato il loro tasso di crescita come mai prima. Dal 1900 a oggi la temperatura media sulla Terra è aumentata di 0,8°C e gli scienziati sono concordi nell’affermare che l’aumento della temperatura debba mantenersi al di sotto dei 2°C.
Partendo dal dato che dimostra che il 78% delle emissioni di gas serra deriva dall’uso di combustibili fossili appare necessario considerare l’adozione di una serie di misure che riducano l’uso di queste fonti di energia. Il rapporto elenca alcune delle misure adottabili, senza però pronunciarsi su quelle considerate più efficaci. Tra le strategie suggerite figurano:
- stop ai sussidi per i combustibili fossili (si, perchè le fonti fossili sono tutt’ora incentivate, lo sapevate?)
- incentivi alle fonti rinnovabili
- carbon tax
- piani nazionali per migliorare l’efficienza energetica.
Il rapporto IPCC ha anche considerato le conseguenze sul piano economico di queste misure. Dalle stime effettuate risulta che una riduzione immediata dei gas serra costerebbe 1-2 punti percentuali del PIL mondiale. Intervenire dopo il 2020 farebbe lievitare i costi fino a raggiungere il 4-5% del PIL mondiale, mentre se si supera l’orizzonte del 2030 i costi diverrebbero talmente elevati da risultare insostenibili.
Il cambiamento climatico, come afferma Carlo Carraro (vice presidente della commissione Working Group 3), “è una questione di sviluppo economico” e impatta in grande misura sui Paesi in via di sviluppo. Il tema non ha solo conseguenze sul piano ambientale, quindi, ma anche forti implicazioni etiche. Per affrontare in modo efficace il problema del cambiamento climatico e del riscaldamento globale (qual è il prezzo che solo l’Italia pagherà al riscaldamento globale?) è importante perciò una cooperazione tra Paesi che favorisca la riduzione delle emissioni di gas serra e un percorso di sviluppo economico più equo e armonioso.
Nel video che segue è possibile ascoltare il punto di vista degli scienziati italiani che hanno collaborato al rapporto IPCC.
“Tecnologie energetiche pulite, fotovoltaico, fonti rinnovabili: queste le leve per uno sviluppo sostenibile e consapevole. Il giornalismo ambientale e le nuove tecnologie sono ottimi strumenti di condivisione per tracciare nuove strade”
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