Che le fonti rinnovabili facciano bene all’ambiente e che rallentino il processo di cambiamento climatico è risaputo, ma l’impatto positivo che le rinnovabili hanno nel mercato del lavoro non è ancora così riconosciuto. A sottolineare l’effetto che le energie rinnovabili hanno nella capacità di creare posti di lavoro è uno studio del centro di ricerca energetica inglese (UKERC), con conclusioni sorprendenti: le rinnovabili producono 10 volte più lavoro rispetto alle fossili.
Lo studio dello UKERC si è concentrato su tre mercati: quello inglese, quello statunitense e quello cinese. I dati raccolti hanno permesso di stabilire non solo che le rinnovabili hanno un effettivo impatto sul piano dell’occupazione, ma hanno permesso anche di quantificarlo. Nei Paesi messi sotto la lente di ingrandimento le fonti fossili utilizzate nella produzione di energia hanno generato in media tra 0,1 e 0,2 posti di lavoro per GWh. Le fonti rinnovabili sono invece associate a numeri ben più alti: nel settore eolico è impiegato un numero di lavoratori tale che il rapporto per ogni GWh di energia elettrica prodotta è di 0,5. Nelle attività legate all’efficienza energetica questi numeri salgono ancora e il rapporto tra posti di lavoro ed energia prodotta è dieci volte superiore rispetto alle fonti fossili.
Lo studio inglese contribuisce a riaffermare una volta ancora la convenienza di un passaggio alle fonti rinnovabili.
Ragionando in prospettiva, le rinnovabili potrebbero creare numerosi nuovi posti di lavoro, favorire l’indipendenza energetica dei Paesi che baseranno su di loro il proprio mix produttivo e rendere più salubre l’ambiente. Solo in Europa l’importazione di fonti fossili di energia costa più di 400 miliardi di euro l’anno. Di questi, almeno 1 miliardo di euro sono riferibili ai consumi italiani, secondo i calcoli effettuati da Greenpeace. Affrancarsi dai Paesi produttori di petrolio e ridurre drasticamente le importazioni di fonti fossili e di energia prodotta all’estero porterebbe quindi un grande beneficio alla nostra economia, sia sul piano dei costi che su quello occupazionale.
Non dimentichiamoci, inoltre, che sono proprio le fonti fossili ad essere le più sovvenzionate da pubblici sussidi diretti ed indiretti, non solo in Italia, ma anche in diversi altri paesi del mondo.
In Italia sono già oltre 600.000 gli impianti domestici e non che sfruttano le rinnovabili, sono oltre 2.000 i Comuni nei quali l’energia elettrica è prodotta esclusivamente da fonti pulite e 27 di loro sono classificabili come Comuni 100% green.
Entro il 2020 in Italia l’intero comparto delle rinnovabili darà lavoro almeno a 250.000 persone e, tenendo conto dell’indotto collegato al settore delle energie pulite, il numero di occupati supererà quota 600.000. Lo studio inglese ha il merito di sottolineare un altro pregio delle energie rinnovabili: non resta che puntare con decisione sulla loro adozione e sul loro continuo sviluppo.
“Tecnologie energetiche pulite, fotovoltaico, fonti rinnovabili: queste le leve per uno sviluppo sostenibile e consapevole. Il giornalismo ambientale e le nuove tecnologie sono ottimi strumenti di condivisione per tracciare nuove strade”
Ultimi commenti