Che senso ha parlare di edilizia sostenibile se per realizzarla si consuma più energia di quella che effettivamente fa risparmiare? Si parla, qui, non solo dei “risultati”, ma anche e soprattutto dei “processi produttivi” insiti nelle costruzioni.
L’edilizia sostenibile non passa solo dall’auto-produzione di energia verde, dal risparmio energetico e dall’efficienza. L’edilizia sostenibile, per essere veramente tale, deve conquistare la capacità di utilizzare materiali e processi costruttivi in grado di impattare il meno possibile sui consumi di energia: deve essere un’edilizia “a km zero” e che utilizza materiali meno elaborati possibile (o magari derivanti dal riciclo). Solo così l’edilizia è veramente sostenibile e ad “impatto quasi zero”.
In una recente intervista l’architetto e designer Matteo Thun ha espresso il suo punto di vista riguardo all’edilizia sostenibile. Grande esperto del settore, Thun ha ricevuto numerosi riconoscimenti e premi internazionali.
La parola d’ordine dell’edilizia sostenibile è zero
Matteo Thun era presente ai festeggiamenti per il decimo anniversario della fiera Klimahouse, incentrata sui temi dell’efficienza energetica, della riqualificazione edilizia e della sostenibilità. Per il grande architetto, insignito con il Compasso d’Oro in tre edizioni diverse del premio, per rendere il settore edilizio effettivamente sostenibile c’è una sola parola d’ordine: zero.
Secondo Thun la chiave di volta per avere un ambiente sostenibile e realizzare attività green in edilizia è scegliere e impiegare materiali a km zero. È solo dando vita a costruzioni in grado di emettere zero emissioni di anidride carbonica e di produrre zero rifiuti nel loro intero ciclo di vita che si può parlare di effettiva sostenibilità. Una sfida non impossibile da realizzare e che tocca sia i temi dell’ecologia e della salvaguardia dell’ambiente sia i temi dell’edilizia e della bioarchitettura.
Superare le certificazioni, semplificare
Il principio è semplice: il “troppo” crea caos nella testa dei consumatori.
Un altro punto analizzato da Thun è quello delle certificazioni. Sebbene il loro ruolo dovrebbe essere quello di fornire un aiuto ai consumatori finali, in realtà secondo l’architetto finiscono con il confonderli. Il problema risiede nell’abbondanza di certificazioni che costituisce una giungla all’interno della quale è difficile orientarsi e prendere una decisione ragionata. Tanto che nei suoi progetti non ce n’è traccia e ricorre a un’unica autocertificazione, che non ricalca alcuno dei documenti stilati a livello regionale, nazionale o internazionale.
Criteri di costruzione semplici e comprensibili
Realizzare un’edilizia realmente sostenibile e intelligente richiede l’adozione di criteri semplici, di immediata comprensione da parte dei consumatori finali. La regola dei tre zeri ricordata da Thun e seguita in maniera fedele nella realizzazione delle sue opere risponde a questo identikit, risultando memorizzabile e chiara per tutti. La via che porta all’efficienza, secondo l’ideatore del Side Hotel di Amburgo, passa necessariamente per la semplificazione: nelle norme e nelle procedure che sottostanno al processo di costruzione.
“Tecnologie energetiche pulite, fotovoltaico, fonti rinnovabili: queste le leve per uno sviluppo sostenibile e consapevole. Il giornalismo ambientale e le nuove tecnologie sono ottimi strumenti di condivisione per tracciare nuove strade”
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