Esiste la possibilità di (ri)trovare un accordo internazionale per proteggere il clima? Secondo il presidente USA Obama il summit di Parigi, che si terrà a fine novembre 2015, deve essere l’occasione per riaprire il dibattito internazionale sugli interventi concreti necessari ad affrontare con spirito nuovo gli interventi di contrasto al cambiamento climatico.
Quest’anno, secondo le stesse parole del premier Usa, dovrà essere l’anno in cui finalmente il Pianeta potrà raggiungere un accordo condiviso per preservare il clima e ridurre in maniera decisa le emissioni inquinanti che causano l’aumento dell’effetto serra. Il summit di Parigi dovrà essere la nostra occasione decisiva.
Quello del “climate change” non è più un problema lontano, ha affermato Obama. Il cambiamento climatico è qui ed ora e se non lo affronteremo per tempo, dovremo fare i conti con le sue conseguenze. La cosa che tutti devono sapere è che “il clima sta cambiando in maniera più rapida degli effetti degli interventi atti a contrastarlo”.
Che fare, quindi, se non amplificare e velocizzare gli interventi di contrasto? Per far ciò, però, c’è bisogno del coinvolgimento unanime di almeno i paesi più influenti al mondo, in primis gli Stati Uniti, il maggior responsabile dell’inquinamento globale e quindi del cambiamento climatico.
Un solo dato, ripreso dallo stesso presidente Obama in visita in Alaska, spiega molto più di tanti discorsi: “nell’Artico le temperature stanno aumentando ad una velocità doppia rispetto al resto del mondo”.
Significa che gli effetti dell’inquinamento si riproducono in maniera esponenziale, come tanti effetti a catena, in alcune aree del Pianeta.
Una delle questioni globali più importanti quando si parla di clima del Pianeta riguarda la sfera delle responsabilità. Cioè: quanto i paesi ricchi del mondo sono responsabili di questa situazione? E quanta responsabilità hanno invece i paesi poveri? Chi dovrà pagare maggiormente per riparare questa situazione? E chi, invece, non dovrà (o non potrà) pagare affatto? Questa delle “responsabilità” è una delle questioni che maggiormente tengono in fermento il dibattito sugli interventi di contrasto al Global Warming.
Lo stesso presidente Obama ha riconosciuto come gli USA abbiano avuto, forse, le maggiori colpe nel riscaldamento globale, ed ora – ha affermato – “ci facciamo carico delle nostre responsabilità per contribuire a risolvere il problema”.
In Alaska lo scioglimento dei ghiacciai è ormai un certezza visibile e misurabile. Non solo: l’innalzamento delle temperature e l’aumento della siccità in molte aree della Terra contribuiscono ad aumentare gli incendi boschivi che, a loro volta, contribuiscono ad aumentare le emissioni di Anidride Carbonica ed a velocizzare lo scioglimento dei ghiacciai in Artico ed in Antartico. Si tratta, come dicevamo, di un effetto a catena che rischia di diventare presto ingestibile e soprattutto inarrestabile.
“Tecnologie energetiche pulite, fotovoltaico, fonti rinnovabili: queste le leve per uno sviluppo sostenibile e consapevole. Il giornalismo ambientale e le nuove tecnologie sono ottimi strumenti di condivisione per tracciare nuove strade”
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