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Pacchetto clima-energia 2030: l’Europa è pronta per il futuro?

Ultimo aggiornamento: 05-09-2014

Tra poco più di un mese la Commissione Europea dirà una parola definitiva su una serie di obbiettivi di cui si discute da anni, ovvero il raggiungimento di un triplice traguardo per i suoi paesi membri: 27% di consumo da fonte rinnovabile, 40% di riduzione di emissioni di CO2 e 30% di miglioramento di efficienza energetica da espletare entro il 2030. Il 23-24 ottobre gli Stati membri decideranno se sono pronti oppure no.

Tra i tanti studiosi che si stanno esprimendo sulla fattibilità degli obbiettivi del pacchetto clima-energia 2030, rientra anche l’ing. Mario Gaia, Professore presso il Dipartimento di Energetica del Politecnico di Milano fino al 2007 e Presidente Onorario di Turboden, l’azienda che produce turbogeneratori da fonti rinnovabili. Secondo lui già il vincolo del 30% non è purtroppo percepito da tutti i membri come uno sprone allo sviluppo, ma piuttosto come un’imposizione dall’alto, alla quale opporsi, senza tenere conto che con le attuali crisi energetiche, diventare sempre più indipendenti non è un obbligo, ma pura necessità.

clima energia europa 2030

Questo è anche il semestre della Presidenza italiana, che deve diventare per il nostro paese un importante momento di riflessione, per valutare il bene e il male di quanto intrapreso fino ad ora. È necessario anche dimostrare che accanto alla sterzata verso le fossili, derivata dallo spalma-incentivi, c’è la consapevolezza che i grandi gruppi investono sempre più nella generazione distribuita e questa occasione di crescita non può essere persa.

 

Tra le energie rinnovabili, a prendere sempre più piede ci sono le bioenergie, che a differenza di eolico e fotovoltaico possono garantire una produzione fissa e programmabile: negli ultimi anni si sono sviluppati sempre di più piccole reti di teleriscaldamento ed il potenziale di crescita è davvero imponente.

Il Prof. Gaia suggerisce anche alcune modifiche che potrebbero essere apportate alla strategia energetica nazionale: nella conferenza stampa di presentazione le fonti rinnovabili non sono state quasi affatto menzionate e già questo purtroppo non sembra essere un segnale positivo. Il Governo non deve assolutamente dimenticare che è nel lungo periodo che è possibile vedere gli effetti positivi dell’utilizzo delle rinnovabili del miglioramento dell’efficienza energetica del paese: a risentirne in maniera positiva sarà la competitività del paese e lo sviluppo tecnologico, insieme ad un minore peso ambientale.

Vanno quindi da un lato promossi ricerca e innovazione e dall’altro ridotti i costi energetici: basta guardare all’esempio cinese che sta trovando il modo di surclassare il resto del mondo anche per quanto riguarda soluzioni di recupero energetico e di calore. Da una parte risparmiano, dall’altra hanno creato un business e sono pronti ad esportarlo: quando ci sveglieremo anche noi?

“Tecnologie energetiche pulite, fotovoltaico, fonti rinnovabili: queste le leve per uno sviluppo sostenibile e consapevole. Il giornalismo ambientale e le nuove tecnologie sono ottimi strumenti di condivisione per tracciare nuove strade”

Alessandro Fuda

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