Il tema legato allo smaltimento e alla dismissione dei moduli fotovoltaici a fine vita è ancora poco discusso e poco approfondito. Colpa, forse, dell’abitudine italiana di rinviare al futuro i problemi e di aspettare che sia qualcun altro ad affrontarli e a risolverli. Fatto sta che allo stato attuale non esiste ancora una normativa o una procedura definita che si occupi di stabilire delle linee guida da seguire per lo smantellamento dei moduli fotovoltaici.
In media, i moduli hanno una vita utile di circa 25 anni, il che fa supporre che attorno al 2030 molti degli impianti attualmente installati in Italia vedranno diminuire l’efficienza dei moduli e si dovrà procedere alla loro sostituzione. Gran parte dei moduli in funzione ad oggi sono realizzati in silicio cristallino.
In questi pannelli le celle in silicio, responsabili della conversione dell’energia solare in energia elettrica, sono racchiuse tra due lastre in vetro e in materiali plastici, che proteggono il pannello dagli agenti atmosferici e ne preservano la durata. Ciascun modulo possiede inoltre una cornice in alluminio. Al momento della dismissione, tutte queste componenti devono essere adeguatamente trattate, per assicurare il minimo impatto ambientale.
I maggiori componenti dei pannelli, come il vetro e l’alluminio, sono perfettamente riciclabili e possono essere reimpiegati nel processo di produzione di nuovi pannelli fotovoltaici. I materiali plastici che non possono essere riciclati possono comunque essere isolati e smaltiti in strutture apposite.
Ciò che preoccupa maggiormente coloro che vedono i moduli fotovoltaici come una minaccia ambientale è la presenza all’interno dei pannelli di alcuni materiali pesanti, come il piombo e il cromo. Per questo, è importante stabilire fin da ora delle norme di comportamento che i possessori di pannelli devono seguire per smaltire correttamente i moduli ed evitare la contaminazione del terreno o delle acque.
È piuttosto complesso effettuare delle stime attendibili circa la quantità di rifiuti fotovoltaici che l’Italia si troverà a dover gestire nei prossimi anni. Ad ogni modo, si può provare a fare qualche calcolo: secondo alcune analisi, i rifiuti fotovoltaici si aggirano attorno agli 80 kg per kW di potenza installati.
Ciò si traduce in 1,5 milioni di tonnellate di rifiuti da smaltire tra circa 15-20 anni, quando gran parte dei pannelli che ora stanno producendo energia elettrica dovranno essere sostituiti. Ad oggi, il fotovoltaico dà un grande contributo alla produzione di energia, coprendo circa il 7% del totale della produzione nazionale. Una risorsa così importante deve essere pulita in ogni fase del suo ciclo di vita: oltre ad assicurare la produzione di energia a zero emissioni, si deve lavorare per garantire che il fotovoltaico abbia un impatto minimo anche nella fase di dismissione dei pannelli.
“Tecnologie energetiche pulite, fotovoltaico, fonti rinnovabili: queste le leve per uno sviluppo sostenibile e consapevole. Il giornalismo ambientale e le nuove tecnologie sono ottimi strumenti di condivisione per tracciare nuove strade”
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