E’ stato soprannominato “spalma incentivi” il decreto del governo che intenderebbe, su base volontaria, diluire gli incentivi destinati a chi produce energia da fonti rinnovabili su più anni rispetto a quelli previsti inizialmente. La misura, che potrebbe essere retroattiva, rischierebbe di compromettere gli investimenti sostenuti da aziende e privati cittadini che di fatto hanno visto nella produzione di energia da fonti rinnovabili una fonte di risparmio per se stessi ma sopratutto per le risorse naturali.
L’obiettivo dichiarato dal governo sarebbe quello di ridurre il peso delle bollette dell’energia elettrica per tutta la popolazione, ma stando a quanto affermato da Emilio Cremona, presidente di Anie/Gifi (Federazione Nazionale delle Imprese Elettroniche ed Elettrotecniche e Gruppo Imprese Fotovoltaiche Italiane), la proposta rischierebbe di affossare gli investimenti fatti e futuri nel campo delle rinnovabili, ritorcendosi quindi sull’intera collettività.
Secondo le due associazioni il provvedimento sarebbe l’ennesimo tentativo di compromettere il mercato delle energie rinnovabili, preceduto dall’aumento della tassazione che ha riguardato il comparto. Inoltre, secondo Cremona, è inaccettabile il fatto che il provvedimento non sia stato prima discusso con le parti in causa. A suo parere la soluzione per la riduzione definitiva del costo dell’energia sarebbe proprio nella diffusione delle energie rinnovabili a discapito della produzione con i combustibili fossili, unita a piani di efficienza energetica.
Le associazioni puntano anche il dito contro la mancanza di un piano energetico di lungo periodo, che di fatto lascia nell’incertezza tutti gli interessati, causando anche mancati investimenti nella direzione delle energie rinnovabili per il timore che modifiche retroattive delle norme (come avverrebbe con lo “spalma incentivi”) vanifichino di fatto gli investimenti effettuati.
L’indipendenza energetica del Paese, a discapito degli approvvigionamenti di fonti non rinnovabili a cui ad oggi siamo costretti, sempre stando a quanto dichiarato dalle associazioni Anie e Gifi, sarebbe raggiungibile se solo venissero sviluppate adeguatamente tutte le possibilità di produzione di energia da fonti rinnovabili come acqua, sole, vento, biomasse, geotermia e recupero dei rifiuti, fonti presenti in abbondanza nel nostro paese.
Secondo altre fonti inoltre gli ingenti investimenti che sono stati necessari per dotare il paese di impianti di produzione di energia da fonti rinnovabili, hanno generato un ritorno diretto per l’economia del paese (si parla di investimenti intorno ai 90 miliardi di euro), ma anche un risparmio per quanto riguarda la produzione di CO2, di acqua e di metano, con entrate per lo stato comunque non ridotte, ma anzi aumentate, grazie anche alla possibile riduzione delle multe che periodicamente l’Italia potrebbe ricevere per il mancato rispetto delle normative comunitarie in campo energetico.
“Tecnologie energetiche pulite, fotovoltaico, fonti rinnovabili: queste le leve per uno sviluppo sostenibile e consapevole. Il giornalismo ambientale e le nuove tecnologie sono ottimi strumenti di condivisione per tracciare nuove strade”
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Un altro mal di pancia in arrivo.
I petrolieri spingono su Bortoni(AEEGSI):<>…ne parlano enfatizzando la pericolosità delle rinnovabili.
che dire…tutti i problemi economici-energetici di questo paese sono causati dal fotovoltaico, eolico…
L’AdE ci attaccca con l’accatastamento e l’Irpef; l’AEEGSI ci attacca con la tassa del 10%sull’autoconsumo e l’abbassa incentivi.
Ma Noi quando attacchiamo….. come difendersi da questa aggressione.
io devo ancora finire di pagarlo l’impianto………………………………………………………………….
disobbedienza civile?
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Se mi autoproduco energia in casa, per i fatti miei, con il mio piccolo impianto, quali oneri devo pagare??? per che cosa poi? Se poi metto le batterie, con il mio accumulo “in casa” faccio un favore alla rete perchè stabilizzo le immissioni in rete “normalizzando” i picchi giornalieri.
Sono loro, in teoria, che mi dovrebbero pagare, non io a loro!