Il comparto del fotovoltaico in Cina diventa più rispettoso dell’ambiente.
Il governo della Cina ha dettato per il fotovoltaico nuove norme per valutare la compatibilità ambientale del processo produttivo dei moduli fv. Si tratta di un nuovi parametri, individuati in collaborazione con il WWF, per rendere la produzione dei pannelli fotovoltaici più eco-compatibile. Il fotovoltaico è un’industria strategica per l’economia e per l’ambiente, ma non per questo deve esimersi dal rispettare adeguati standard di compatibilità ambientale.
Di che si tratta?
Il processo di produzione dei pannelli non sempre è pulito e, anche se l’utilizzo della tecnologia è amica dell’ambiente, spesso il processo produttivo che sta a monte richiede l’utilizzo di diverse sostanze inquinanti ed uno spreco di energia che nel complesso possono annientare i benefici che il fotovoltaico dovrebbe apportare all’ambiente. Non solo, in paesi come la Cina, la tutela della salute e della sicurezza dei lavoratori è pressochè nulla.
Si tratta di una regolamentazione normativa del processo produttivo del fotovoltaico e in particolare dalla realizzazione di un indicatore che distingue le aziende “amiche dell’ambiente” da quelle inquinanti. L’indice è il “Clean Production Evaluation Index System of Photovoltaic Industry” ed è stato pensato dalla Cina con la collaborazione del WWF per individuare dei parametri di compatibilità ambientale dei processi produttivi.
L’istituzione di questo indicatore rappresenta uno dei primi tentativi di regolamentazione del mercato, ma anche del suo indotto produttivo, non solo dal punto di vista ambientale, ma anche, grazie ad altri precedenti interventi governativi, dal punto di vista della sicurezza sul lavoro, in un contesto produttivo troppo spesso troppo sregolato e miope nei confronti dei lavoratori.
Finalmente tutti i grossi produttori cinesi, che importano a prezzi molto concorrenziali anche grazie alla totale assenza di vincoli normativi nel loro paese, dovranno adeguarsi al nuovo indice. Diverse grandi aziende come Yingli Solar, leader mondiale, hanno già annunciato la loro adesione al nuovo sistema di classificazione adottato dal governo cinese.
La stessa multinazionale già in passato aveva aderito ad un altro programma ambientale promosso dal WWF: il Climate Savers Program.
Dunque, grazie alla nuova politica del fotovoltaico in Cina, il comparto si appresta ad una “nuova maturità”, non più solo quella produttiva e commerciale, ma anche quella etica e ambientale. Una “nuova maturità” che completi concretamente l’aspetto ambientale ed etico che caratterizza lo sviluppo delle fonti rinnovabili nel mondo.
Da ciò ne trarrà vantaggio anche il mercato europeo: elevando le barriere regolatorie della Cina, l’Europa potrà competere quasi “ad armi pari”, anche se ovviamente la strada è ancora lunga. In effetti, guardando ad altri settori produttivi in Cina, le regole poste “sulla carta” non sempre hanno avuto un effettivo riscontro nella pratica, soprattutto a causa della mancanza di adeguati controlli da parte delle autorità.
Per ulteriori approfondimenti sul mercato cinese del solare leggi questo articolo.
“Tecnologie energetiche pulite, fotovoltaico, fonti rinnovabili: queste le leve per uno sviluppo sostenibile e consapevole. Il giornalismo ambientale e le nuove tecnologie sono ottimi strumenti di condivisione per tracciare nuove strade”
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