Il mercato europeo di gas e luce è instabile e mina la sicurezza dell’approvvigionamento energetico in Europa.
Questa, in breve, la tesi di un report dell’European Energy Market Observatory di Capgemini.
Colpa della crisi? Colpa delle rinnovabili? O colpa di un contesto non ben razionalizzato?
Capgemini, uno dei principali fornitori mondiali di servizi di outsurcing e di consulenza alle imprese, ha esposto i risultati del quindicesimo rapporto dell’osservatorio europeo del mercato dell’energia. Il report evidenzia i fattori che oggi creano instabilità sui mercati energetici europei di gas e luce. Instabilità che potrebbe portare ad un serio rischio di approvvigionamento energetico:
- crisi economica generale;
- de-regolamentazione dei mercati di gas e luce;
- le politiche europee di incentivazione delle fonti rinnovabili (il cd. “pacchetto clima”) che pongono obiettivi rapidi ed a rischio di de-stabilizzazione dei mercati;
Questi i fattori che, secondo il rapporto, causerebbero il rischio di instabilità dell’approvvigionamento di energia elettrica e termica in Europa.
Gas & Luce e crisi economica
Il primo punto è la crisi economica che sta colpendo in maniera rilevante i consumi: tanto di gas quanto di luce. Col calo dei consumi, e col relativo aumento dell’offerta, si assiste ad un concomitante calo dei prezzi di mercato che potrebbero portare le grandi utility energetiche ad un’ulteriore crisi. Crisi peraltro già imboccata a causa della nuova concorrenza delle fonti rinnovabili, e della generazione distribuita, che hanno evidentemente costi minori di funzionamento (nonostante più alti costi di investimento).
In Europa il consumo di energia elettrica è calato dello 0,2% l’anno e, solo nel primo semestre del 2013, ha subìto un ribasso dell’1,2%. Anche il gas ha riscontrato cali significativi della domanda.
Gas & Luce e pacchetto clima EU
Il secondo punto è il pacchetto clima-energia dell’Unione Europea. E’ su questo che si rivelano le dinamiche più interessanti.
Con gli obiettivi 20-20-20 imposti dall’Unione Europea sugli Stati membri, che devono raggiungere il 20% di energia da fonti rinnovabili entro il 2020 nel mix energetico nazionale, sono nati molti progetti sulle energie rinnovabili. Questi, entrando in concorrenza con le tradizionali centrali a gas ed a carbone hanno creato non poche pressioni sui mercati convenzionali dell’energia (gas, petrolio, carbone, ecc..).
Grazie agli incentivi alle rinnovabili, e grazie ai più bassi costi di funzionamento delle nuove tecnologie pulite, i nuovi stakeholder e investitori si sono mostrati più interessati ai nuovi mercati, contribuendo alla crisi del tradizionale mercato energetico. Non solo: il tasso di utilizzo degli impianti funzionanti a gas si è drasticamente ridotto perchè alle fonti rinnovabili è data “la priorità di utilizzo”. Così, per esempio, nelle lunghe e soleggiate giornate estive in Italia le centrali fotovoltaiche coprono gran parte della domanda elettrica, rendendo sotto-utilizzate le tradizionali centrali elettriche a gas (leggi qui un esempio).
Le centrali a gas hanno elevati costi fissi di funzionamento: costa tanto metterle in funzione e, una volta avviate, per essere redditizie devono essere utilizzate almeno al 57% delle loro potenzialità. Con un tasso di utilizzo del 57% un impianto a gas è redditizio. Con un tasso di utilizzo inferiore l’impianto è anti-economico.
Stando ai dati del rapporto, in alcuni paesi il tasso medio di utilizzo delle centrali a gas è calato considerevolmente in concomitanza dello sviluppo del fotovoltaico e dell’eolico: in Spagna è calato dell’11%, in Germania di circa il 21%.
Con lo sviluppo delle rinnovabili, dunque, gli impianti di produzione convenzionali saranno via via sempre meno redditizi, sempre più costosi.
Ecco le conseguenze.. da governare
Secondo il rapporto la situazione creata da questi ed altri fattori stanno rendendo caotico il mercato energetico che sarebbe addirittura, secondo il rapporto, a rischio di approvvigionamento energetico.
La situazione sopra descritta potrebbe portare alla definitiva chiusura di diversi impianti a gas che, fino alla completa maturità delle fonti rinnovabili, rimangono necessari per coprire le ore di picco e le ore di mancata produzione delle rinnovabili. Un recente studio di IHS stima che 130 gigawatt di impianti a gas (il 60% del totale) al momento non starebbero recuperando i rispettivi costi fissi di funzionamento. Sono quindi a rischio chiusura.
Con la prematura chiusura delle centrali elettriche tradizionali, se il processo non è ben governato, rischierebbe, secondo il rapporto, il pericolo di sospensione dell’approvvigionamento energetico.
“Tecnologie energetiche pulite, fotovoltaico, fonti rinnovabili: queste le leve per uno sviluppo sostenibile e consapevole. Il giornalismo ambientale e le nuove tecnologie sono ottimi strumenti di condivisione per tracciare nuove strade”
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