Stiamo assistendo ad una campagna mediatica contro le rinnovabili per il nucleare (campagna che si è un po’ addolcita con la cronaca del disastro nucleare che sta avvenendo in Giappone).
Le Critiche rivolte al settore sono essenzialmente due: l’eccessivo consumo di suolo agricolo e gli alti costi per la collettività, che si tradurrebbero in maggiori costi nelle bollette elettriche.
Vediamo perchè sono due argomentazioni false e manipolatorie.
La prima critica che viene posta ad opera degli “avversi al fotovoltaico”, critica che può essere in parte condivisibile, è relativa al consumo di suolo agricolo utilizzabile per l’agricoltura.
Questa posizione può essere condivisibile. E’ necessario però vedere i dati per avere un’idea di quanto influisca ad oggi il solare fotovoltaico a terra sulle superfici agricole occupate.
Facciamo l’esempio della Puglia che è tra le regioni col maggior numero di installazioni a terra. I dati (di fonte Atlasole) mostrano che ci sono 831 impianti maggiori di 50 Kw con una potenza totale installata di 689.620 Kwp. Ipotizzando che tutti gli impianti sopra i 50 Kw siano posti su terreno agricolo (prendendo in considerazione quindi un’ipotesi “per difetto”), la somma di tali impianti sarebbe di circa 1.500 Ha (15 milioni di mq) che corrisponde a circa 0,07 % della superficie della regione (che è di circa 2 milioni di ettari).
Si capisce bene che lo spazio dedicato al fotovoltaico influisce con piccolissime quantità sulla superficie totale di suolo regionale.
Questo anche alla luce di un altro dato stimato da Legambiente: 50 mila ettari ogni anno in Italia vengono usurpati per costruire nuovi edifici, strade e aree residenziali.
Per il suolo occupato da fotovoltaico, si capisce bene, stiamo parlando di ben minori entità nei confronti delle grosse speculazioni terriere ed edilizie che avvengono ogni anno in Italia.
A questa questione ha comunque posto soluzione il nuovo decreto rinnovabili ponendo il limite (dal 2012) di un megawatt per gli impianti posti su terreno agricolo. Gli impianti fino a un megawatt, invece, potranno godere della tariffa incentivante se occuperanno una superficie non superiore al 10% dell’intero terreno.
La seconda critica, invece, pone l’accento sui famigerati “elevati costi per la collettività”, ponendo, come alternativa alle rinnovabili, il nucleare.
Sul nucleare ho già scritto, abbiamo già mostrato come questo sia, oltre che anti-economico (anche solo per lo smaltimento delle scorie radioattive) estremamente rischioso per la collettività ed anche strategicamente sbagliato visto l’alto livello di “accentramento” della produzione energetica (a tal proposito si è espresso anche J. Rifkin intellettuale di fama modiale )
In altro articolo avevamo fatto una semplice carrellata delle voci presenti nella bolletta elettrica per avere un miglior strumento di lettura.
Da questo articolo si vede come gli oneri generali di sistema, una piccola parte dei quali è destinata a finanziare le fonti rinnovabili, incidano per il 7 per cento sulla bolletta elettrica.
Nello specifico questo 7 per cento racchiude molte altre voci tra cui: costi di smantellamento centrali nucleari, finanziamenti alle grandi imprese energivore, finanziamenti alle “assimilabili” (per lo più prodotte bruciando i rifiuti), ecc..
Tra queste voci la cosiddetta componente A3 è destinata a finanziare le fonti rinnovabili. Un sottoinsieme di queste “fonti rinnovabili” è relativo al solare fotovoltaico ed alle tariffe incentivanti.
Asso Energie Future ha presentato in una conferenza stampa al Senato un calcolo preciso di quanto impattano in bolletta i finanziamenti alle rinnovabili: dal 2011 costano circa 1,70 € al mese nella bolletta elettrica (0,60 fino al 2010). Il costo è questo e “viene sostenuto dalla collettività”:
- a fronte di un taglio di emissioni di gas serra del 5 per cento entro il 2020,
- a fronte di 15 mila nuovi posti di lavoro già creati ad oggi,
- a fronte di 110 miliardi di euro in termini di ricchezza generale prodotta da oggi al 2020,
- a fronte di 50 miliardi di euro nelle casse dell’erario per i prossimi 30 anni.
“Tecnologie energetiche pulite, fotovoltaico, fonti rinnovabili: queste le leve per uno sviluppo sostenibile e consapevole. Il giornalismo ambientale e le nuove tecnologie sono ottimi strumenti di condivisione per tracciare nuove strade”
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