Il Governo il 3 marzo 2011 ha approvato il Decreto Legislativo sulla “promozione” dell’uso dell’energia da fonti rinnovabili. In questi due articoli vediamo quali sono le cause, gli effetti e le conseguenze del decreto con qualche dato di quantità.
Il settore delle rinnovabili deve contribuire all’obiettivo di riduzione delle emissioni di CO2. Ogni gigawatt prodotto col fotovoltaico comporta 740 mila tonnellate in meno di CO2 all’anno.
Il decreto in questione avrebbe dovuto riformare gli incentivi in modo da conseguire gli obiettivi europei che, per il nostro Paese, prevedono il raggiungimento del 17 per cento di energia prodotta da fonti rinnovabili al 2020, come previsto anche dal Piano di Azione Nazionale per le energie rinnovabili che il Governo ha sottoposto a Bruxelles.
L’obiettivo del 17% è da perseguire con la garanzia di procedure certe e trasparenti per contrastare speculazioni e illegalità, puntando ad una progressiva riduzione degli incentivi fino al raggiungimento della grid parity con l’azzeramento dello scarto tra il costo dell’energia rinnovabile e quello dell’energia in rete.
Per ostacolare e vietare l’uso “speculativo” e improprio di terreno agricolo per scopi energetici si sono voluti modificare gli incentivi previsti per il fotovoltaico relativi a queste aree, ma nella modifica approvata non si è tenuto conto adeguatamente degli investimenti già avviati. Le percentuali di occupazione del terreno previste non sono ad oggi ancora del tutto chiare e, di fatto, viene interdetta la costruzione di impianti anche nelle aree agricole marginali e non utilizzate, per le quali non sarebbe necessario porre particolari tutele.
Le tariffe avviate a inizio 2011, sarebbero dovute scadere a fine 2011, ma l’anticipazione al 31 maggio 2011 della scadenza del nuovo conto energia ha portato all’attuale “vuoto normativo” rinviando alla definizione delle nuove tariffe incentivanti entro il 30 aprile 2011 . Questa situazione ha determinato un immediato blocco degli investimenti, sospensione di quelli in avvio e blocco dei canali di credito. Problemi rilevanti riguardano anche le imprese dell’indotto: alcuni fornitori subiscono perdite per l’annullamento di commesse per centinaia di milioni di euro.
Anche l’Aibe (Associazione delle Banche Estere in Italia) comunica al Governo italiano l’eventualità di definanziare gli investimenti sugli impianti per energie rinnovabili motivando col “rischio di inaffidabilità del legislatore italiano già oggetto di attenzione da parte delle agenzie di rating”. Il blocco dei finanziamenti avrà un sicuro impatto in termini di crescita economica ed occupazionale per l’Italia; le banche straniere, in partnership con istituti di credito italiani, hanno fino ad oggi finanziato progetti (accentando il massimo livello di rischio e facendo affidamento su un solido regime di incentivazione) per 5,6 miliardi di euro nel settore fotovoltaico e circa 6,8 miliardi di euro nel settore eolico, per un totale di circa 12 miliardi di euro. Anche il solo sistema creditizio italiano ha annunciato la sospensione dei finanziamenti al settore.
Dunque, l’approvazione del decreto legislativo rinnovabili ha provocato un diffuso allarme in tutti gli operatori e associazioni di settore: il Governo ha ricevuto oltre 14 mila e-mail di protesta in concomitanza con l’approvazione del decreto.
Il settore delle rinnovabili, in controtendenza al generale periodo di crisi economica, è tra i pochi che ha aumentato l’occupazione contribuendo a smuovere l’Italia dalla recessione; in particolare, nel fotovoltaico ci sono circa 1.000 aziende che occupano direttamente 15.000 lavoratori e oltre 100.000 lavoratori nell’indotto, con un volume d’affari stimato nel 2010 di circa 8 miliardi di euro. Attualmente, secondo le associazione di settore, sono a rischio 40 miliardi di euro di investimenti programmati nei prossimi mesi nel fotovoltaico e sono a rischio di cassaintegrazione almeno 10.000 persone. Anche per quanto riguarda l’eolico la situazione è critica: nuovi investimenti a rischio a causa dell’incertezza dovuta alla “nebulosa informativa” intorno al meccanismo delle aste al ribasso. Continua… …
“Tecnologie energetiche pulite, fotovoltaico, fonti rinnovabili: queste le leve per uno sviluppo sostenibile e consapevole. Il giornalismo ambientale e le nuove tecnologie sono ottimi strumenti di condivisione per tracciare nuove strade”
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